Qual è l’impatto dei social sulla salute mentale di bambini e adolescenti?

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Lo scorso 24 ottobre 2023 il procuratore generale dello stato di Washington, Bob Ferguson, ha annunciato una causa federale ai danni di Meta, con la quale si accusa l’azienda proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp, di “anteporre intenzionalmente i profitti al benessere di milioni dei suoi utenti più vulnerabili”.

Come si legge sul sito ufficiale, si accusa Meta di 

“prendere consapevolmente di mira i giovani – definendoli un mercato “prezioso, ma non sfruttato” – con caratteristiche dannose progettate per tenerli agganciati per tutta la vita per massimizzare i profitti. Meta simultaneamente e pubblicamente ha minimizzato i rischi associati a tali utenti, ignorando anche la propria ricerca. Queste tattiche contraddicono le affermazioni pubbliche dell’azienda secondo cui mette al primo posto la sicurezza degli utenti.”

La causa federale sostiene, inoltre, che Meta sapeva che i giovani utenti, compresi quelli sotto i 13 anni, erano attivi sulle piattaforme e raccoglieva consapevolmente dati da tali utenti senza il consenso dei genitori.

Questo procedimento è solo l’ultimo tassello di un quadro più ampio, che vede coinvolti numerosi Stati USA già a partire dal 2021, varie udienze congressuali bipartisan sulla sicurezza dei bambini online e di un film documentario prodotto da Netflix, dal titolo “The Social dilemma”.

L’ultima, in ordine cronologico, è l’udienza che si è svolta il 31 Gennaio 2024 alla commissione Giustizia del Senato americano, davanti ai genitori di minori che si sono suicidati, con la presenza di Mark Zuckerberg (Meta), Linda Yaccarino (X), Evan Spiegel (Snapchat), e i Ceo di Discord (Jason Citron) e TikTok (Shou Zi Chew). Tra i grandi assenti, i leader di YouTube (Alphabet).

L’obiettivo di queste cause è evidenziare, e dimostrare, che l’uso eccessivo dei social media da parte di bambini e adolescenti è correlato a danni fisici e psicologici, come tassi più elevati di depressione, ansia e disturbi da deficit di attenzione, disturbi alimentari, pensieri suicidi e dismorfismo corporeo.

Ma cosa dice la letteratura scientifica su questo tema? Qual è l’impatto dei social sulla salute pubblica, in particolare di bambini e adolescenti? 

Social media e salute pubblica: una doverosa premessa 

Prima di addentrarci in questo tema così complesso, è opportuno fare una premessa: con questo articolo non intendo, né ho la presunzione di, esaurire l’argomento e giungere ad una conclusione definitiva, perché la letteratura in merito all’impatto dei social sulla salute pubblica è molto ampia, e non ho le competenze scientifiche per passarla tutta in rassegna.

Quello che proverò a fare, anche grazie all’opinione di un esperto, è cercare di fornire una panoramica sullo scenario e provare a capire meglio la questione.

1. U.S. Surgeon General

Iniziamo citando proprio lo studio “Social Media and Youth Mental Health – The U.S. Surgeon General’s Advisory” al quale fa riferimento il procuratore generale sul proprio sito, nel quale si può leggere quanto segue:

“the current body of evidence indicates that while social media may have benefits for some children and adolescents, there are ample indicators that social media can also have a profound risk of harm to the mental health and well-being of children and adolescents.”

I social media, insomma, sembrerebbero essere al tempo stesso utili e dannosi per i bambini e gli adolescenti, tuttavia non ci sono ancora evidenze per determinare con certezza se i social media siano sufficientemente sicuri per i bambini e adolescenti, e per questa ragione si ritiene necessario 

“urgently take action to create safe and healthy digital environments that minimize harm and safeguard children’s and adolescents’ mental health and well-being during critical stages of development.”

Continuando nella lettura, si approfondiscono i potenziali rischi ai quali sono esposti i più giovani sui social media: 

  • contenuti estremi, inappropriati e dannosi continuano ad essere facilmente e ampiamente accessibili da bambini e adolescenti;
  • in alcuni casi tragici, diverse morti infantili sono state collegate a contenuti legati al suicidio e all’autolesionismo, e alle challenge condivise sulle piattaforme;
  • alcune piattaforme di social media mostrano rappresentazioni dal vivo di atti di autolesionismo, come asfissia parziale, che porta a convulsioni, e tagli, con conseguente sanguinamento;
  • i social media possono anche perpetuare l’insoddisfazione corporea, comportamenti alimentari disordinati, confronti sociali, bassa autostima e sintomi depressivi, soprattutto tra le ragazze adolescenti;
  • circa due terzi (64%) degli adolescenti sono “spesso” o “a volte” esposti a contenuti basati sull’odio;
  • tra le ragazze adolescenti di colore, un terzo o più segnalano esposizione a contenuti o linguaggio razzisti sulle piattaforme di social media;
  • è stata evidenziata una relazione coerente tra il cyberbullismo attraverso i social media e la depressione tra bambini e adolescenti, con le donne adolescenti e i giovani appartenenti a minoranze sessuali che hanno maggiori probabilità di riferire di aver subito episodi di cyberbullismo;
  • le piattaforme di social media possono essere luoghi di comportamenti predatori e interazioni con soggetti malintenzionati che prendono di mira bambini e adolescenti (ad esempio, adulti che cercano di sfruttare sessualmente i bambini, di estorcerli finanziariamente attraverso la minaccia o l’effettiva distribuzione di immagini intime, ecc…);
  • le ragazze adolescenti e i giovani transgender sono colpiti in modo sproporzionato dalle molestie e dagli abusi online, che sono associati a impatti emotivi negativi;
  • quasi 6 ragazze adolescenti su 10 affermano di essere state contattate da uno sconosciuto su determinate piattaforme di social media in modi che le hanno messe a disagio;
  • numerosi studi sugli effetti dell’uso eccessivo dei social media hanno rilevato una relazione coerente tra l’uso degli stessi e la scarsa qualità, la ridotta durata e le difficoltà del sonno, e la depressione tra i giovani. Il sonno scarso è stato collegato a uno sviluppo neurologico alterato nel cervello degli adolescenti, a sintomi depressivi e a pensieri e comportamenti suicidi;
  • l’uso eccessivo dei social media è stato anche collegato al Disturbo da Deficit di Attenzione Iperattività (ADHD) sia auto-riferito che diagnosticato negli adolescenti.

Infine, si sottolinea come le piattaforme social siano progettate per massimizzare l’utilizzo ed il tempo trascorso sulle stesse, attraverso notifiche push, scrolling infinito, reaction, indicatori di popolarità. 

2. Social media, depressione, ansia e disturbi psicologici negli adolescenti

Il tema dell’impatto dei social sulla salute mentale dei più giovani è al centro dell’interesse scientifico già da alcuni anni. 

Già nel 2019, ad esempio, lo studio “A systematic review: the influence of social media on depression, anxiety and psychological distress in adolescents”, pubblicato su International Journal of Adolescence and Youth, e condotto dagli scienziati Betul Keles, Niall McCrae e Annmarie Grealish, ha analizzato gli articoli scientifici e i lavori di ricerca svolti sull’argomento, allo scopo di comprendere meglio il possibile collegamento tra il sempre più diffuso utilizzo dei social media tra i più giovani e l’aumento delle diagnosi di psicopatologie e disturbi dell’umore registrato nel corso degli ultimi anni, tra l’altro peggiorato negli anni della Pandemia.

Tramite una ricerca nei database PsycINFO, Medline, Embase, CINAHL e SSCI, i ricercatori hanno raccolto 13 studi ammissibili, di cui 12 trasversali. I risultati sono stati classificati in quattro ambiti dei social media: tempo trascorso, attività, investimenti e dipendenza.

Tutti i domini erano correlati con depressione, ansia e disagio psicologico.

Le conclusioni a cui sono giunti gli scienziati sono le seguenti: 

“the impact of social media use on incidence of depression, anxiety and psychological distress among adolescents, as examined by this review, is likely to be multifactorial. It is important to distinguish between the terms used for the relationship. It is fair to say that there is an ‘association’ between social media use and mental health problems, on the basis that this means a socially constructed reality. But this is not necessarily scientifically valid.”

Sintetizzando, i dati non sono sufficienti a stabilire se esiste una palese correlazione tra social media e incidenza dei disturbi dell’umore, tuttavia risulta comunque corretto dire che esiste un’associazione.

3. Social media e pandemia

Durante la pandemia il nostro tempo di esposizione agli schermi è aumentato in modo molto evidente, sia per ragioni di lavoro e studio sia per semplice svago, essendo venute meno le attività svolte tradizionalmente nel tempo libero. 

Di conseguenza, anche il tempo trascorso sui social media è aumentato, con effetti nefasti sulla salute mentale soprattutto dei più giovani, come evidenziato dallo studio “Impact of Social Media Use on Mental Health within Adolescent and Student Populations during COVID-19 Pandemic: Review”, pubblicato nel febbraio del 2023, che giunge alle seguenti conclusioni:

“increased or problematic use of SM predominantly negatively impacted the MH of adolescents and students during the first year of the COVID-19 pandemic”.

Tra le conseguenze negative dell’uso aumentato o problematico dei social media sulla salute mentale di adolescenti e studenti, quelle più evidenti sono state l’ansia, la depressione e lo stress.

4. Relazione tra social media e aumento dei problemi di salute mentale

Lo studio “The Relationship between Social Media and the Increase in Mental Health Problems”, pubblicato nel gennaio del 2023, si poneva come obiettivo quello di identificare le caratteristiche specifiche dei social media che hanno il maggiore impatto sulla salute mentale, ed esaminare le ragioni alla base di questi effetti.

I risultati hanno mostrato che fattori come “Mi piace”, “commenti” e “follower” erano le caratteristiche più rilevanti per gli intervistati.

In termini di criteri che influenzano i sentimenti degli intervistati, l’intrattenimento è stato il fattore più importante, mentre la privacy è il meno importante. 

Lo studio conclude che i social media possono avere effetti sia positivi che negativi sulla salute mentale, a seconda di come vengono utilizzati e delle funzionalità specifiche con cui vengono coinvolti. 

È quindi importante che i giovani siano consapevoli dei potenziali rischi e utilizzino i social media in modo equilibrato e responsabile.

5. Smartphone e performance scolastiche

Fino ad ora ho parlato dei social media come piattaforme, trascurando però lo strumento attraverso il quale si accede e si utilizzano le piattaforme, ovvero principalmente lo smartphone, seguito da pc, tablet, console e smart tv.

A tal proposito, riporto di seguito un dato estratto da “Atlante dell’infanzia (a rischio) in Italia – 2023”, pubblicato da Save The Children.

impatto social media salute mentale bambini adolescenti

In riferimento all’impatto dello smartphone sulla salute dei bambini, ritengo interessante segnalare lo studio italiano condotto da Marco Gui, Tiziano Gerosa e Alessandra Vitullo del Centro di Ricerca “Benessere Digitale”, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Milano-Bicocca, dal titolo “L’età dello smartphone. Un’analisi dei predittori sociali dell’età di accesso al primo smartphone personale e delle sue possibili conseguenze nel tempo”.

Tra i vari dati in esso riportati, segnalo quello relativo all’impatto dello smartphone, e quindi anche dei social media, sulle performance scolastiche di bambini e adolescenti.

impatto social media rendimenti scolastico italiano
impatto social media rendimenti scolastico matematica

Da entrambi i grafici appare evidente come le performance scolastiche tendano ad essere peggiori nei bambini che hanno ricevuto lo smartphone prima dei 10 anni, mentre migliorino quando questo avviene negli anni successivi.

In merito all’uso eccessivo dei social media, si legge quanto segue: 

“Per quanto riguarda l’uso problematico dei media, le nostre analisi mostrano dei risultati ancora più netti. L’arrivo precoce dello smartphone sembra essere associato sia ad una maggiore pervasività dello strumento negli anni a seguire, sia ad una maggiore esposizione al rischio di “dipendenza” dallo stesso. […] più tardi si ha accesso a un proprio smartphone meno si manifestano, nel corso degli anni, un suo uso pervasivo e il rischio di dipendenza”

pervasività smartphone
dipendenza smartphone

Nello studio “Earlier smartphone acquisition negatively impacts language proficiency, but only for heavy media users. Results from a longitudinal quasi-experimental study”, condotto sempre da Tiziano Gerosa e Marco Gui, si mette in evidenza come ricevere il primo smartphone personale all’età del passaggio alla scuola secondaria di primo grado influisca sull’andamento nel tempo della conoscenza linguistica degli studenti ed il loro sviluppo cognitivo.

Il parere dell’esperto: Daniele Catozzella

Daniele Catozzella, esperto di educazione e didattica digitale, già fondatore del blog www.educaredigitale.it e oggi collaboratore di Save the Children Italia, ha acconsentito a rispondere a tre domande per approfondire la questione dell’impatto dei social sulla salute dei più piccoli.

1. I social media hanno un impatto sulla salute dei bambini?

Si, c’è un impatto sul benessere dei bambini, ma occorre una considerazione preliminare: i social sono ambienti progettati e costruiti per gli adulti e non per i bambini.

Pensiamo a quando portiamo i nostri figli a scuola: li lasciamo all’interno di un ambiente progettato per loro, sia da un punto di vista degli spazi che del metodo e dei contenuti proposti e, come genitori, andiamo via tranquilli.

Invece, quando un bambino inizia, per una scelta più o meno consapevole dei suoi genitori, a frequentare gli ambienti dei social media viene immerso in spazi nati per favorire la connessione, la relazione, tra le persone ed i loro interessi da adulti.

La salute ed il benessere psicofisico di un bambino in crescita, paradossalmente, si compongono degli stessi elementi, ma le relazioni importanti per un bambino non sono causali, determinate da algoritmi e pubblicità, e i contenuti, anche emozionali, di cui son fatti sono molto diversi.

Diversi studi, negli ultimi anni, si sono concentrati, ad esempio, sull’impatto dei social sulle capacità di apprendimento o su quella di comprendere e rielaborare i contenuti proposti che molto spesso fanno riferimento a categorie che i nostri bambini non conoscono e non sono in grado di elaborare.

Oggi è essenziale comprendere che i limiti di età, previsti, ma spesso ignorati, sono uno strumento concreto a disposizione di chiunque abbia a cuore la salute di bambini in crescita e voglia rispettare i tempi di questa crescita.

2. Ogni strumento può essere utile o pericoloso, a seconda di come lo si usa. Da questo punto di vista, i social andrebbero completamente banditi dalla vita dei bambini, o possono essere utilizzati in maniera utile e costruttiva?

Personalmente non ho mai creduto ai divieti e come educatore non ho mai potuto osservare un divieto con i bambini in grado davvero di funzionare, ovvero di essere, al tempo stesso, una misura di protezione ma anche di educazione.

La tecnologia, la rete e gli stessi social sono pieni di opportunità utili anche ai nostri bambini in crescita, che spesso, ad esempio, trovano in rete contenuti che li aiutano ad approfondire i loro interessi e ad allargare gli orizzonti.

Credo tutto ruoti intorno al tema della scelta consapevole da parte dei genitori; i social, per quello che accennavo prima, non sono adatti ai bambini e quindi se si sceglie di permettere queste esperienze ai propri figli è essenziale essere loro accanto nell’esplorazione di questi mondi.

3. Quali sono i principali aspetti ai quali un genitore, o un docente, dovrebbe fare attenzione per quanto riguarda l’utilizzo dei social da parte dei bambini?

È pronto per i social? Credo che questa sia la domanda più importante da farsi, ed anche l’unica a cui solo un genitore può rispondere. Mio figlio è capace di rispettare le regole? Conosce l’importanza dei propri dati personali in rete? Sa come proteggersi? È pronto a confrontarsi e relazionarsi da adulto?

Spesso è la leggerezza da parte dei genitori a rispondere a queste domande che trasforma i social, o lo smartphone, ad esempio, in fonte di forti tensioni in famiglia, di difficoltà e di lamentele, come ad esempio “sta tutto il tempo sui social” che, oggettivamente, lasciano il tempo che trovano, visto che i social sono progettati per tenerci dentro il più possibile.

Poi, certo, ci sono tante piccole attenzioni, legate alla gestione del profilo, al suo essere pubblico o privato, ma sono convinto che la salute di un bambino, anche in rete, dipenda sempre da quanto un genitore decide di far parte della sua crescita piuttosto che delegare a dispositivi e software.

Conclusioni

Ringrazio molto Daniele Catozzella per il suo intervento. Come ho provato a raccontare in questo, parziale, sunto, la letteratura scientifica evidenzia gli effetti collaterali negativi dell’utilizzo eccessivo dei social sulla salute, soprattutto mentale, dei bambini e degli adolescenti, ma non ci sono ancora dati a sufficienza per stabilirlo con assoluta certezza.

Di conseguenza, il principio di precauzione dovrebbe spingerci a considerarli quanto meno potenzialmente rischiosi, e regolarci di conseguenza, ma oltre a quello che possiamo fare noi come genitori o educatori, è essenziale che chi detiene queste piattaforme si adegui finalmente alle numerose richieste di intervento, apportando modifiche concrete, come, ad esempio, l’eliminazione dello scrolling infinito. 

Infine – e questa è una considerazione personale di chi scriveè giunto ormai il momento di smetterla di considerare i social media come degli strumenti neutri – come se fossero simili al telefono, che non è responsabile di ciò che si dicono due persone durante una chiamata – giustificandone le mancanze con il classico, banale, e francamente stantio, “la colpa è degli utenti, non delle piattaforme”.

Non è così, non è del tutto così, perché Facebook, Instagram, TikTok, YouTube non sono affatto neutre; con i loro algoritmi determinano, scientemente, quali contenuti proporre, quanto spesso, quali spingere di più e quali meno, e quali strategie attivare per farci restare più tempo possibile all’interno delle piattaforme

Ognuno deve fare la propria parte per proteggere la salute mentale dei bambini e degli adolescenti, soprattutto le tech company proprietarie delle varie piattaforme social

Per approfondire il tema, consiglio di consultare i contenuti e le pubblicazioni sul sito www.benesseredigitale.eu e sul blog www.educaredigitale.it.


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Francesco Ambrosino

Classe 1984, Digital Marketer specializzato in Gestione Blog Aziendali, Formazione Professionale, SEO Copywriting, Social Media Management e Web Writing. Membro di Open-Box e Comunicatica, co-creatore di Digitalklive

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