Intro: Quanto deve essere lungo un articolo del blog? È una delle domande più diffuse nel settore, ma anche una delle più inutili. Ecco perché.
Ho sempre sostenuto, e continuo a sostenere, che un contenuto breve non potrà mai essere esaustivo rispetto ad un contenuto, ma ho anche sempre affermato che la lunghezza di un contenuto è un falso problema.
Sì, perché quello che conta è l’utilità di ciò che scrivi, non la lunghezza, ma anche la pertinenza.
La lunghezza è un parametro da considerare sotto altri punti di vista, ad esempio per l’ottimizzazione SEO (anche qui, però, cerchiamo di fare attenzione!).
Facciamo un po’ di chiarezza, in modo semplice, sull’annosa questione del “quanto deve essere lungo un articolo?”.
Di cosa parlo in questo post
1. La lunghezza è subordinata alla tipologia di contenuto
Non tutti i contenuti devono essere enciclopedici, non è scritto da nessuna parte che un articolo di un blog debba essere lungo a prescindere.
La lunghezza va tarata in base alla tipologia di contenuto che stai andando a produrre, e quest’ultimo dipende a sua volta da una cosa sola: a quale domanda stai rispondendo.
Un contenuto, per essere davvero utile, deve rispondere ad una domanda dell’utente, ad una esigenza specifica, che potrà essere più o meno ampia a seconda dei casi.
Ti faccio un esempio.
- Se ho bisogno di acquisire informazioni sulla celiachia, andrò a leggere un contenuto di ampio respiro, corposo, nel quale posso trovare tutto quello che mi serve sapere.
- Se, invece, sono alla ricerca di un’informazione molto specifica, ad esempio “il farro contiene glutine”, ho bisogno di un articolo che risponda direttamente a quella domanda, senza sorbirmi un pippone sulla celiachia in generale. Sono al supermercato, davanti allo scaffale, e voglio sapere se posso comprarlo oppure no.
Nel primo caso, il produttore del contenuto farà meglio a scrivere un articolo lungo, approfondito, perché è quello di cui ha bisogno l’utente, che magari lo studierà con attenzione, lo salverà nei preferiti e, chi può dirlo, lo stamperà per conservarlo e averlo sempre a portata di mano.
Nel secondo, invece, dovrà limitarsi a rispondere alla domanda specifica, magari inserendo anche qualche informazione utile per rendere il post più esaustivo, ma senza sbrodolare, e solo dopo aver risposto.
2. La lunghezza dipende dal tuo progetto editoriale
Quanto detto nel punto 1 è di fondamentale importanza, perché la tendenza degli ultimi anni ha visto il trionfo dei contenuti enciclopedici, i cosiddetti pillar article, anche quando non ce n’era bisogno.
Sia chiaro, io sono un fan dei pillar article, ma devono avere un senso, altrimenti sono solo parole sprecate. Inoltre, il mondo si evolve, così come i motori di ricerca, ed è necessario stare al passo con le nuove esigenze.
Ti ho spiegato che la lunghezza dipende dal tipo di contenuto che ti appresti a scrivere, che a sua volta deve essere inserito all’interno di un contenitore, il tuo blog.
Se tu hai un blog multicategoria, nel quale affronti diversi argomenti, il tuo approccio sarà necessariamente diverso rispetto ad un blog verticale e settoriale, dedicato ad un unico macro argomento.
Riprendendo l’esempio di prima, quindi:
- se tu hai un blog che parla di alimentazione e benessere, probabilmente ti conviene produrre un articolone sulla celiachia, al cui interno rispondere alle varie keyword correlate, creando tanti piccoli paragrafi (H2, H3, ecc…).
- Se, invece, hai un blog che parla solo di celiachia e senza glutine, l’approccio sarà diverso. In questo caso, infatti, dovrai certo produrre un articolo enciclopedico su “Cos’è la celiachia”, ma evitando che risulti autosufficiente, il che finirebbe col limitarti.
Nel secondo caso, dopo aver scritto un pillar sulla celiachia, potrai dedicare un articolo diverso ad ogni singola correlata e domanda che gli utenti cercano online, creando una struttura molto chiara e solida, con un contenuto orizzontale e tanti contenuti verticali.
In questo modo, il tuo blog verrà clusterizzato dal motore di ricerca come una fonte specifica sulla celiachia, mentre nel primo caso risulterai più generico, ma non per questo meno autorevole.
D’altronde, è quello che accade nella vita. Se hai bisogno di un paio di calzini, vai al negozio di intimo. Se, invece, ti servono calze elastiche a compressione graduata per le vene varicose, ti conviene andare in farmacia.
3. A chi è rivolto il contenuto?
Quando produci un contenuto devi sempre considerare il potenziale lettore, l’utente che tu vuoi lo legga, il tuo target di riferimento.
Se quest’ultimo è rappresentato da utenti alla ricerca di contenuti corposi, lunghi e approfonditi – ad esempio, gli aspiranti SEO che leggono il Blog di Ahrefs – allora ha senso produrre un articolo di questo tipo.
Se, di converso, il tuo target è solitamente alla ricerca di contenuti brevi, veloci, da leggere in massimo 2-3 minuti, allora non ha senso scrivere un articolo di 3000 parole, che richiede più di 10 minuti per leggerlo fino in fondo.
Farlo sarebbe stupido per due motivi:
- butti via il tuo tempo, che potresti destinare ad altro. Ad esempio, invece di scrivere un articolo da 3000 parole, faresti meglio a scriverne 10 da 300 parole;
- crei un contenuto che l’utente non leggerà, peggiorando i tuoi analytics.
Conclusioni
Quando sviluppi il tuo piano editoriale, tiene bene a mente questi 3 fattori che ho elencato, perché ti consentirà di approcciarti alla produzione dei contenuti in modo corretto, più efficace ed efficiente.
Ma, soprattutto, preoccupati di scrivere cose utili, e di scriverle bene, in modo accurato, e con una sintassi degna della tua istruzione elementare.
Fregatene della lunghezza, pensa solo a scrivere ottimi contenuti.
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