L’assenza di barriere all’ingresso nel digital marketing [PODCAST]

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Intro: Nasce “SocialMediaCoso Che Dice Cose”, il mio podcast dedicato alle tematiche del web, del digital marketing, del blogging e molto altro ancora. Ecco il primo episodio.

C’ho riflettuto a lungo, e finalmente mi sono deciso a investire un po’ del mio tempo in un formato che apprezzo moltissimo: il podcast.

Nasce così “SocialMediaCoso Che Dice Cose”, il mio podcast dedicato al web, al digital marketing, al blogging, al lavoro, alla formazione ed altri temi che reputo interessanti.

socialmediacoso che dice cose

Sono sincero, non ho grande esperienza e non ho intenzione di diventare uno di quelli bravi davvero, con tanto di piccolo studio di registrazione in ufficio, ma ho voglia di dire delle cose e la voce è uno strumento pazzesco.

Il primo episodio l’ho dedicato ad un tema molto importante, ovvero l’assenza di barriere all’ingresso nel digital marketing.

Di cosa parlo in questo post

Ascolta il Podcast

Beh, semplicemente che per iniziare a lavorare in questo settore non serve altro che buona volontà, una connessione a internet decente, un computer e un dispositivo mobile.

Ma questa facilità d’ingresso, è un limite o un’opportunità per il digital marketing?

Se vuoi sapere cosa ne penso, ti invito ad ascoltare il podcast.

Trascrizione del Podcast

L’assenza di barriere all’ingresso nel digital marketing è un vantaggio o un limite? Un’opportunità o un difetto?

Ciao, sono Francesco Ambrosino di Socialmediacoso, e questo è il primo episodio del podcast “SocialMediaCoso Che Dice Cose”.

Oggi voglio parlare di un argomento che mi sta molto a cuore, poco dibattuto, e che dovrebbe essere trattato un po’ più spesso; ovvero, l’assenza di barriere d’ingresso al settore del digital marketing.

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Che cosa vuol dire assenza di barriere all’ingresso?

Vuol dire, essenzialmente, che per lavorare, o iniziare a lavorare, nel settore del digital marketing, è sufficiente avere un computer, una connessione internet e un dispositivo mobile.

Certo, c’è bisogno anche di avere qualche tool, qualche software per la gestione del lavoro quotidiano, ma ne esistono tantissimi gratuiti o costi molto, molto, contenuti.

Quindi, rispetto alla necessità che ha chi vuole, ad esempio, avviare un’attività con tutti i crismi, aprire un ufficio, avere dei dipendenti, una sede fisica, costituire una società, è evidente che lavorare da casa con il proprio computer e la connessione internet sia molto molto più semplice.

Questo rappresenta, a mio modo di vedere, un grande vantaggio del digital marketing, lo stesso vantaggio che ho sfruttato anche io anni fa e che sfruttano tantissimi miei colleghi e amici.

È una cosa molto positiva, soprattutto per i giovani che, magari durante gli anni di studio, a latere della propria professione principale, o in una fase di crescita personale, durante la quale non sanno ancora bene che percorso di vita professionale intraprendere, decidono di investire un po’ di tempo e di risorse in questo mestiere, facendo vari lavori, che possono essere il copywriter, il social media manager, il community manager.

Questa assenza di barriere all’ingresso rappresenta, purtroppo, anche un limite per il settore, perché è evidente che entrano sempre più giovani, magari motivati da grandissima passione e da grandissimo entusiasmo, ma senza competenze tecniche, e spesso ignari anche delle più basilari regole del settore.

Ci sono, poi, sempre meno persone estremamente competenti.

Il settore si sta un po’ chiudendo su se stesso, perché chi fa questo mestiere da molti anni non è tanto disposto a svelare i trucchi del mestiere ai più giovani, e questi ultimi sono così tanti che diventano quasi una maggioranza.

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Quindi, c’è un settore alquanto squilibrato da questo punto di vista, e questo è un grande un grande difetto.

D’altronde, bisogna anche dire che – come ho scritto in un articolo sul mio blog di recente – il digital marketing forse ha in questo momento meno bisogno di operativi e più bisogno di manager capaci di far fare il salto di qualità al settore.

Quel salto di qualità che, arrivati a questo punto, credo sia necessario per sviluppare davvero il settore e far crescere soprattutto le piccole e medie imprese, che non hanno grossi budget e hanno paura di investirli nel digitale.

Questa paura, spesso, è motivata dal fatto che si trovano ad avere a che fare con dei consulenti junior che poi, a conti fatti, purtroppo non riescono a portare quei risultati sperati.

Quindi, l’investimento fatto viene considerato come un costo, uno spreco, e non come una possibilità di crescita del business.

Dal mio punto di vista è arrivato il momento per i senior di affiancare gli junior, questi ragazzi che iniziano adesso un percorso, per sostenerli, fargli fare dei periodi di praticantato, tirocinio, apprendistato, in modo tale da unire quella che è una componente creativa e di passione, sicuramente presente nei più giovani, a quella tecnica ed esperienziale.

Insomma, il classico giochetto secondo il quale chi fa questo mestiere è un po’ più esperto, mentre chi lo fa da meno ha più entusiasmo.

Queste due componenti dovrebbero unirsi, e per farlo serve uno sforzo da parte di chi lavora nel settore da qualche anno e ha superato la fase del newbie ed è entrato ampiamente nella fase del senior, almeno dal punto di vista dell’esperienza se non dell’età anagrafica.

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Io ritengo che l’assenza di barriere all’ingresso sia un’opportunità per il settore, ma senza questa fusione con i senior può diventare un grande limite in questo momento, in un settore che non ha regolamentazioni, non ha percorsi condivisi, non ha standard condivisi.

Anche se io non sono un grande amante delle regole che vogliono, in qualche modo, imbrigliare i settori professionali e in generale il mercato economico, credo sia necessario indicare la via, tracciare un solco per consentire ai senior di passare al livello successivo e diventare manager, e a chi inizia adesso questo percorso di poterlo fare consapevole dei limiti che ha – semplicemente perché inizia adesso – ma delle opportunità che questo settore mette a disposizione e offre se c’è collaborazione tra tutti quanti.

Mi sembra che in questo momento i senior si siano un po’ chiusi nelle loro torri d’avorio e non siano molto disposti a svelare i propri trucchi, a formare i più giovani.

Credo sia giusto non mettere barriere all’ingresso al settore, ma è necessario formare i più giovani, perché in questo momento il digital marketing può più permettersi di vivere nell’improvvisazione o in un approccio in qualche modo dilettantesco.

 

Francesco Ambrosino

Classe 1984, Digital Marketer specializzato in Gestione Blog Aziendali, Formazione Professionale, SEO Copywriting, Social Media Management e Web Writing. Membro di Open-Box e Comunicatica, co-creatore di Digitalklive

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