Intro: Un blogger deve limitarsi a scrivere solo di ciò che conosce, oppure può produrre contenuti su svariati argomenti? Ecco cosa penso!
Nei miei corsi di blogging tendo sempre a fare una distinzione tra blogger e SEO Copywriter, per far capire che si tratta, di fatto, di due mestieri diversi, anche se connessi.
Per rendere la differenza chiara in modo semplice, spiega che il primo tende a scrivere di ciò che sa, andando in verticale, mentre il secondo può scrivere di tutto, lavorando in orizzontale, perché l’obiettivo è costruire un contenuto capace di scalare le SERP di Google.
Quando, come nel mio caso, il blogger viene ingaggiato per produrre contenuti per blog terzi, in settori vari, con l’obiettivo del posizionamento organico, le due figure professionali si fondono, diventando una sorta di Super Saiyan, una evoluzione più potente ed efficace.
Possiamo chiamarlo SEO Blogger, se ti va (a me piace!).
Di recente mi è capitato di pubblicare un post sul mio profilo LinkedIn, nel quale raccontavo il processo che seguo per scrivere contenuti utili per i blog che seguo.
Questo è il post.
Nei commenti al post alcuni utenti mi hanno fatto notare che non ho le competenze per scrivere articoli sulla salute, o in generale su argomenti che non conosco.
Capisco il loro punto di vista, anche perché sono un sostenitore del “io non parlo di cose che non conosco” di morettiana memoria, eppure non credo che abbiano ragione.
Ti spiego perché, se ti va.
Di cosa parlo in questo post
Un blogger non vuole sostituirsi a nessuno
Un blogger non è altro che un produttore di contenuti, nello specifico testuali, da pubblicare su blog personali, professionali e aziendali.
Tutto qui.
Io, che faccio questo mestiere, mi impegno a scrivere articoli di qualità, e per farlo studio molto l’argomento al centro del contenuto.
Non ho la presunzione di sostituire un medico, un ingegnere, un falegname o un interior designer, né mi interessa.
Se scrivo un articolo su come prevenire l’obesità, ad esempio, non intendo dare consigli medici o clinici, mi limito a prendere documenti ufficiali, ad esempio del Ministero della Salute o dell’OMS, e illustrarli in modo semplice, fruibile per l’utente medio.
Se inserisco una lista di consigli per prevenire l’obesità, non sono campati in aria né scopiazzati da altri siti web, ma presi da documenti autorevoli e riportati nel contenuto, citando la fonte.
Per fare questo lavoro, non è necessario essere un medico o un luminare, è sufficiente saper individuare le fonti più attendibili, leggerle ed elaborarle in modo da semplificarle, nel linguaggio e nella forma.
Lo stesso vale per una legge, una normativa, una procedura, un tutorial.
Il problema dell’incompatibilità sorge nel momento in cui si mette da parte l’onesta intellettuale e l’obiettivo meramente informativo, e si ha la presunzione di poter prendere il posto del professionista, che sia un medico o un muratore poco importa.
Un blogger serio non compie mai questo errore.
Tra la scrittura e la pubblicazione esiste una fase intermedia
Un blogger che scrive per conto terzi deve, per definizione, rispondere a qualcuno del proprio lavoro.
Non può – e non dovrebbe – scrivere un articolo e pubblicarlo senza che il cliente o il referente aziendale abbia avuto modo di leggerlo e valutarlo, integrandolo e correggendolo se necessario.
Insomma, se scrivo un articolo sulla mastoplastica additiva (è successo davvero) per il blog di un chirurgo plastico, è ovvio che sia quest’ultimo a doverne autorizzare la pubblicazione.
Quindi, se ho scritto una stronzata, di certo non verrà pubblicata.
La reputazione da difendere, in questo caso, non è la mia, ma quella del cliente o dell’azienda.
Il cliente non sa scrivere come un blogger
So cosa stai pensando, sarebbe meglio se ogni professionista o azienda producesse gli articoli del blog in modo autonomo, magari affidandosi ad un consulente esterno solo per la parte di editing e pubblicazione.
In questo modo, solo chi ha reali competenze in un settore specifico finirebbe col parlarne.
Beh, nel migliore dei mondi possibili questo sarebbe l’optimum, ma non viviamo affatto nel migliore dei mondi possibili.
[Tweet “Avere competente tecniche non vuol dire saperle spiegare in modo semplice e chiaro, e saper scrivere in italiano non vuol dire fare #blogging.”]
Il blogger non è uno scrittore, non è nemmeno un giornalista, è un tecnico, un professionista specializzato nel mixare la qualità della scrittura, il linguaggio adatto, il tono di voce, il rispetto delle regole grammaticali e lessicali e la semplicità con la struttura, l’ottimizzazione SEO, l’editing, la conoscenza della piattaforma.
Non basta saper scrivere per fare il blogger.
Nella migliore delle ipotesi, si può chiedere al cliente o al referente aziendale di segnalare fonti utili e abbozzare un testo, che poi il blogger metterà in bella copia, rendendolo adeguato alla pubblicazione sul web.
[Tweet “Il cliente non deve fare il #blogger, e il blogger non deve sostituirsi al cliente.”]
A ciascuno il proprio mestiere.
E tu, cosa ne pensi? Credi che un blogger debba scrivere solo di ciò che conosce?
Scrivimelo nei commenti e parliamone.
Ciao! Non sono una blogger, ma per il lavoro che faccio vorrei creare contenuti da pubblicare sul mio blog. Quindi vorrei iniziare. Il centro per cui lavoro mi ha chiesto di scrivere un articolo per il loro sito. Quello che mi chiedo è, posso scrivere lo stesso articolo e pubblicarlo in entrambi i siti, il mio e quello del centro per cui lavoro? Non so se potrebbe essere una scorrettezza pubblicare lo stesso articolo su due blog diversi.
Grazie
Ciao Rossella, e grazie per il commento. Per rispondere alla tua domanda, ti sconsiglio di pubblicare il medesimo articolo su due blog, per due motivi molto semplici:
1) se il cliente di paga quel contenuto, non è corretto usarlo anche altrove;
2) produrre un contenuto e pubblicarlo su due siti può essere controproducente, perché ti fai in qualche modo concorrenza da sola, senza dimenticare che Google non ama i contenuti duplicati.
Quindi, il mio consiglio è di evitare.
Ciao Katia, grazie mille per il commento. Guarda, io non mi sento di condannare questo atteggiamento per una ragione sola: ci sono travel blogger in senso stretto, quindi persone che viaggiano e raccontano i luoghi, e blogger che si occupano di turismo, interessate a sfruttare il blog come vetrina per operatori del settore da acquisire come possibili clienti. In questo secondo caso, bisogna dimostra di saper scrivere dei buoni contenuti, la componente personale è meno importante.
Ciao Francesco,
grazie per l’articolo perché mi hai dato un punto di vista che non avevo per niente considerato: il cliente non sa scrivere come un blogger! E su questo ti dò pienamente ragione.
Dall’altra, come utente, a volte mi sono sentita presa in giro e ho incominciato a perdere interesse verso alcuni blog da quando ho scoperto che non erano mai stati in quel determinano posto o non avevano visto quella determinata mostra. Mi spiego: seguo soprattutto blog di viaggi e di arte e ho scoperto un paio di blog fatti bene sia graficamente, sia per gli argomenti trattati e di facile lettura. Sta di fatto che in un paio di occasioni hanno parlato di mostre / musei che avevo in programma di visitare da lì a poco e nei commenti avevo chiesto informazioni varie e molto pratiche. Mi hanno risposto che non avevano mai visitato quella mostra e con ogni probabilità non l’avrebbero mai vista perché stava dall’altra parte dell’Italia. Sinceramente ci sono rimasta piuttosto male, e ci hanno perso di credibilità (e un utente in meno).
Ciao Alessandro, sono assolutamente d’accordo con te. Io scrivo contenuti ottimizzati lato SEO, mi occupo di struttura prima ancora che di scrittura, e questo fa la differenza. Un medico non può avere questo approccio, ed è giusto che sia così.
Ulteriore elemento differenziante credo stia anche nell’aspetto SEO della scrittura.
Intendo dire che, come blogger, come dicevi giustamente tu Francesco, si ha il dovere di riportare dati e fonti attendibili; soprattutto su tematiche delicate come possono essere quelle YMYL; ma c’è un’inevitabile aspetto da considerare: l’ottimizzazione SEO. È normale quindi “forzare la mano” in certi casi per ragioni di ranking, ma questo certo non significa sostituirsi ai professionisti del settore, e soprattutto consigliare cose senza senso. Si potrà sempre scrivere un titolo “[keyword]:le dieci migliori soluzioni”, ma ciò che deve essere oggetto di discussione professionale è ciò che è scritto dentro l’articolo, non il titolo.