Intro: Che c’entra Queneau e la sua opera “Esercizi di Stile” con la SEO e la scrittura di testi SEO oriented? Scopriamolo insieme.
Oggi torno a parlare di ottimizzazione SEO, nello specifico di scrittura di testi SEO oriented, che è il mio pane quotidiano ormai dal lontano 2012.
Per farlo, però, voglio procedere in modo strano, non convenzionale, come piace e diverte tanto a me.
Se mi segui da un po’, ti sei sicuramente accorto del fatto che alla base del mio essere blogger c’è un elemento: la locura.
Locura è un termine spagnolo che, tradotto, vuol dire “follia”. Io, però, preferisco la definizione data dallo sceneggiatore di Boris :-D.
In cosa consiste questo metodo folle? Beh, continua a leggere e lo scoprirai.
Di cosa parlo in questo post
Esercizi di Stile, Queneau e la SEO
Esercizi di stile è un’opera dello scrittore francese Raymond Queneau, pubblicata per la prima volta nel 1947.
L’edizione italiana, che io ho acquistato qualche mese fa, è stata curata da Umberto Eco, e ti assicuro che la sua prefazione, nella quale spiega il lavoro da lui svolto per adattare il testo originale alla nostra lingua, vale più di un volume di grammatica italiana.
Perché ti parlo di questa opera, e che c’entra con la SEO?
Esercizi di stile è un libro strano, folle, nel quale l’autore, partendo da una aneddoto banale e semplice, sviluppa 99 versioni della storia raccontata sfruttando diverse figure retoriche e varianti stilistiche, dalla metafora alla metonimia, e così via.
Un lavoro straordinario, che ogni SEO copywriter dovrebbe leggere, perché insegna una cosa molto semplice: anche l’argomento più semplice può essere trattato in decine e decine di modi diversi, sfruttando in modo corretto la lingua.
A lezione di SEO da Queneau
Nell’ultima edizione del mio Corso di Blogging & SEO Copywriting ho utilizzato una variante presente nell’opera Esercizi di Stile per spiegare come NON scrivere un testo ottimizzato per i motori di ricerca.
Si tratta di “Insistenza”, che ti riporto per intero di seguito e ti invito caldamente a leggere con attenzione:
“Un giorno, verso mezzogiorno, salii su di un autobus quasi pieno della linea S. Su di un autobus quasi completo della linea S c’era un giovanotto piuttosto ridicolo. lo salii sullo stesso autobus di costui, di questo giovanotto, salito prima di me su questo stesso autobus della linea S, quasi completo, verso mezzogiorno, portando in testa un cappello che trovai assai ridicolo, io che mi trovavo sullo stesso autobus su cui stava lui, sulla linea S, un giorno, verso mezzogiorno.
Questo cappello era avvolto come da una sorta di gallone, di cordoncino intrecciato di tipo militare, e il giovanotto che lo portava, con questa cordicella o gallone si trovava sul mio stesso autobus, un autobus quasi pieno perché era mezzogiorno; e sotto questo cappello, il cui nastro imitava una cordicella di tipo militare, si stendeva una faccia seguita da un lungo collo, un lungo, lungo collo. Ah! come era lungo il collo di quel giovanotto che portava il cappello circondato da un cordoncino su un autobus della linea S, un giorno verso mezzogiorno.
Si spingevano tutti sull’autobus che ci trasportava verso il capolinea della linea S, un giorno verso mezzogiorno, io e quel giovanotto che teneva un collo lungo sotto un cappello ridicolo. Dagli spintoni che ne conseguivano ne nacque di colpo una protesta, protesta che emanò da quel giovanotto che aveva un collo cosí lungo sulla piattaforma di un autobus della linea S, un giorno verso mezzogiorno.
Vi fu un momento di accusa formulata con voce umida di dignità offesa, perché sulla piattaforma di un autobus S un giovanotto aveva un cappello munito di un cordoncino tutto intorno, e un collo lungo; ci fu anche un posto libero di colpo su di quell’autobus della linea S quasi pieno perché era mezzogiorno, posto che subito occupò il giovanotto dal collo lungo e dal cappello ridicolo, posto che egli concupiva perché non voleva farsi spingere su questa piattaforma d’autobus, un giorno, verso mezzogiorno.
Due ore dopo lo rividi davanti alla Gare Saint-Lazare, questo giovanotto che avevo notato sulla piattaforma di un autobus della linea S, il giorno stesso, verso mezzogiorno. Era con un camerata della sua risma che gli stava dando un consiglio circa un certo bottone del suo soprabito. L’altro ascoltava con attenzione. L’altro, quel giovanotto che aveva un cordoncino intorno al suo cappello, e che avevo visto sulla piattaforma di un autobus della linea S, quasi pieno, un giorno, verso mezzogiorno.”
Analisi SEO del testo
Leggendo il testo risultano evidenti alcuni difetti, che non riguardano solo l’ottimizzazione SEO, ma proprio la qualità della scrittura e l’esperienza dell’utente.
Volendo procedere con il mio “esercizio di stile”, potremmo sostenere che il testo sia stato scritto per arrivare in prima pagina su Google con la keyword “autobus della linea S”.
Come puoi notare, questa keyword, così come le altre in realtà, è ripetuta in modo innaturale e fastidioso, come se si volesse forzare Google a individuarla e riconoscerla come focus key.
Si tratta, a tutti gli effetti, di un caso evidente di keyword stuffing, una pratica molto sfruttata in passato in ambito SEO e deprecata da Google, come ci ricorda anche nelle sue linee guida, che trovi qui.
Un testo del genere, in linea teorica (perché poi la realtà è spesso diversa) dovrebbe ricevere una penalizzazione da parte di Google, evitando un posizionamento positivo del contenuto.
Perché è un pessimo testo SEO?
Non sono un SEO, ci tengo sempre a precisarlo, però mi occupo di ottimizzazione dei testi, e una cosa in questi anni l’ho imparata: Google e l’utente stanno cercando la stessa cosa.
[Tweet “Google e l’utente stanno cercando la stessa cosa. #SEO #SEOCopywriting”]
Non bisogna produrre un contenuto pensando solo di “accontentare” Google, perché se risulterà poco fruibile per l’utente, difficilmente verrà premiato con una posizione interessante in SERP.
Quando scrivi un contenuto, devi sicuramente preoccuparti di seguire le tecniche di scrittura SEO, al fine di ottimizzarlo e renderlo più facilmente leggibile dallo spider, ma non devi mai dimenticare che il destinatario è l’utente finale, il tuo potenziale cliente.
[Tweet “Non devi mai dimenticare che il destinatario del tuo contenuto è l’utente finale.”]
Si, perché non sarà Google a chiederti un preventivo per una consulenza, ad acquistare un prodotto sul tuo e-commerce o ad inviarti una email con una richiesta di assistenza.
Non imbottire il testo con la parola chiave come se non ci fosse un domani, ma lavora sulle correlate e sui sinonimi, in modo da costruire frasi armoniose, leggibili dall’utente, e realmente utili a risolvergli un problema.