Io non vendo il mio tempo, ma le mie competenze

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Intro: Quando lavoro, non guardo la clessidra. Il mio valore non è il tempo, ma quello che sono in grado di fare per i miei clienti. Non ho una tariffa oraria, e non voglio averla.

Non ce la faccio più. Ogni giorno si sveglia qualcuno e dice che il nostro tempo è prezioso, che dovremmo farci pagare di più, che dovremmo educare il cliente a rispettare il tempo che gli dedichiamo.

Ma di che cazzo stiamo parlando?

Scusami, ma devo chiarire questo concetto, altrimenti esplodo. Ti prometto, però, che sarò breve.

Se solo avessi tempo

Non c’è espressione che odio di più, relativa al mio lavoro, di “il problema è che non ho tempo, altrimenti lo farei da solo”.

Che sia la gestione di una pagina Facebook, un articolo per il blog aziendale, una strategia di email marketing o la risoluzione della fame nel mondo, il cliente medio è convinto che, per fare una cosa, sia necessario solo avere un po’ di tempo libero.

Beh, mio caro amico imprenditore, non è così. Se così fosse, ti posso assicurare che quelli come me non avrebbero un mestiere.

Il problema, però, non è il cliente che non capisce questa semplice verità, perché ci sta, ma l’operatore del settore che continua a ripetere che vende il suo tempo.

Poi c’è anche il Montemagno di turno che dice che il web marketing non è una scienza esatta e che non serve avere competenze, basta solo avere tempo e star lì a smanettare.

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Col cazzo, my friend.

L’idea che per fare il mio lavoro sia sufficiente avere tempo, mi fa girare onestamente i coglioni.

Io vendo le mie competenze

Ho già spiegato che lavoro faccio, come sai mi occupo di digital marketing, e non sono abituato a sviluppare preventivi calcolando il monte ore necessario per fare quello che devo.

Se un giorno sono particolarmente ispirato e riesco a scrivere un articolo in 30 minuti, perché dovrei farmelo pagare meno di quello scritto in 2 ore, a parità di qualità?

Oppure, se sono più capace di un altro blogger e riesco a produrre il mio contenuto in meno tempo e con una qualità migliore, non dovrei farmi pagare di più solo perché ho dedicato meno minuti al suo sviluppo rispetto a lui?

Mi dispiace, ma è una cosa che non concepisco, e che non credo di poterla applicare al mio lavoro.

Quando mi contatti per gestire una pagina Facebook, io ti chiedo di essere pagato in base a quello che andrò a fare e alle competenze che posso mettere a tua disposizione, perché non sono certo i 2 minuti che impiego per postare il contenuto a definire il mio intervento.

Se fosse solo quello, non avresti bisogno di me.

Il vantaggio competitivo non consiste nell’avere più tempo

Forse sbaglio, ma sono cresciuto pensando che chi sa fare qualcosa bene merita rispetto, perché avrà sicuramente sgobbato per poter raggiungere determinati livelli.

Il talento, nel lavoro, conta fino ad un certo punto. Quello che fa la differenza, è il culo che ti fai ogni giorno.

Per me, il vantaggio competitivo non consiste nell’avere più tempo rispetto al mio competitor, ma nel saper fare meglio il mio lavoro.

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Voi continuate a vendere il vostro tempo, io preferisco puntare sulle competenze.

Francesco Ambrosino

Classe 1984, Digital Marketer specializzato in Gestione Blog Aziendali, Formazione Professionale, SEO Copywriting, Social Media Management e Web Writing. Membro di Open-Box e Comunicatica, co-creatore di Digitalklive

Questo articolo ha 6 commenti.

  1. Ciao Francesco,

    Complimenti per l’articolo, che mette il dito in una ferita aperta da tanti anni, nel nostro settore. Credo purtroppo che ci siano anche colpe da parte dei colleghi che, per pigrizia o per concorrenza, si affidano ciecamente a un tariffario orario.

    Un saluto,
    Enrico

  2. Christian

    Ciao. Argomento interessantissimo, doloroso, vivo. E punto di vista molto sentito.
    Molti usano il calcolo del tempo come parametro per valutare il valore di una mansione, in effetti. Ma allora dovremmo moltiplicare quel valore per il tempo passato a studiare, sperimentare e provare: non puoi pagare una canzone cantata da Beyoncé quanto una cantata da Gino O’Canzoniere, anche se durano entrambe due minuti.
    Poi… il punto di incontro tra le esigenze di chi ci paga per fare qualcosa e quelle di chi offre un servizio si trova in una terra di nessuno piena di mine e trabocchetti.
    A volte ho la sensazione che questo settore sia un territorio inesplorato, almeno da noi, una vera terra di frontiera, da conquistare e difendere con la spada.
    Mi rendo conto che questo commento è più una riflessione… quindi ti ringrazio. Rifletterò ancora ed è importante farlo.

    1. Il problema, come dico nell’articolo, non è il cliente che non capisce il valore ci ciò che gli stiamo vendendo, ma che a non capirlo siano gli operatori del settore. Serve una educazione alla professione, altrimenti lo distruggiamo il digital marketing. E non solo quello.

  3. Federica Maria Ferrara

    Ecco, ora mi sento meno strana, pensavo di essere la sola a ritenere assurdo lavorare ed essere pagati ad ore in questo settore (ovviamente parlo di liberi professionisti), visto che tanti colleghi continuano a dire cose del tipo “il mio lavoro vale 30 euro all’ora”! Ci sono clienti che pretendono di pagarmi tot ore al giorno e che in quelle ore io produca sempre lo stesso numero di contenuti, che poi la difficoltà e la lunghezza degli articoli da pubblicare cambi, poco importa. Per non parlare di quando dicono “ma che ci vuole a pubblicare un articolo, 10/15 minuti? Se avessi tempo lo farei io…”, bene, allora trova 15 minuti al giorno e fallo tu 🙂

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