Di cosa parlo in questo post
- Lavorare online non è facile, ma non è nemmeno impossibile. Nessuno ha la bacchetta magica, e non ci sono garanzie. Solo possibilità da cogliere, o da creare.
- Lavorare online: i titoli di studio non contano a un cazzo
- Lavorare online: se il lavoro non c’è, crealo
- Lavorare online: il futuro è nostro
- Lavorare online: preparati a lottare
- Lavorare online: crea il tuo brand
- Lavorare online: parti prima degli altri
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Lavorare online non è facile, ma non è nemmeno impossibile. Nessuno ha la bacchetta magica, e non ci sono garanzie. Solo possibilità da cogliere, o da creare.
Data la mia professione, e facendo formazione, capita spesso di sentirmi chiedere come si faccia a lavorare online, e chi mi pone questa fatidica domanda si aspetta una risposta concreta, visto che io ci sono riuscito.
Il problema, come puoi immaginare, è che non c’è una risposta che vada bene per tutti, perché io ho compiuto un percorso che ha funzionato per me, questo non vuol dire che debba funzionare anche per te.
Ciò nonostante, voglio comunque provare a fornirti qualche consiglio, che non devi assolutamente prendere come verità assolute, perché come si dice a Napoli “stamm sotto ‘o ciel”, quindi nessuno può sapere cosa accadrà domani, o tra 5 minuti.
Prima di procedere, però, vorrei fare un piccolo chiarimento, che credo sia fondamentale: quando parlo di lavorare online mi riferisco a tutte quelle professioni che sono strettamente legate al web, come il programmatore web, il social media manager o il blogger.
Lavorare online: i titoli di studio non contano a un cazzo
Mi dispiace deluderti, ma il fatto che tu ti sia laureato con il massimo dei voti alla Bocconi e che abbia frequentato un Master in MBA alla Columbia non ti garantisce una posizione di partenza migliore rispetto al ragazzo smanettone con il diploma stentato all’ITIS di Rocca di Sotto che, però, ha imparato a programmare a 9 anni ed ha hackerato il sito della scuola media quando ne aveva 11.
Questo non lo dice Francesco Ambrosino, lo dice il mercato del lavoro, che oggi più che mai ha bisogno di personale tecnico e non riesce a trovare persone adeguate a coprire le posizioni (centinaia di migliaia) che ogni anni vengono aperte dalle aziende.
Un ottimo documento da leggere, anche se non proprio recentissimo, è il White Paper “Digital Mismatch” redatto da Modis Italia, nel quale si legge:
Se quello dell’età è un trend comune ad altri settori, le motivazioni che portano ad assumerli nell’ICT sono legate più ad un fattore di nuove skills e attitudini che inevitabilmente il mercato sta ricercando, piuttosto che a ragioni meramente economiche. Grande attenzione, ad esempio, stanno dedicando i mass media alla generazione dei Millennials (ovvero i nati dopo il 1980), oltre a quella dei cosiddetti “nativi digitali”. Questi ragazzi hanno un modo diverso di approcciarsi al lavoro e alle nuove tecnologie che li rende sicuramente più competitivi rispetto alle generazioni precedenti, almeno se parliamo di professionalità dell’ICT.
Come vedi, il fattore età, legato a doppio filo con una verticalità delle competenze sempre più apprezzata dalle aziende, fa la differenza oggi.
Continuando nella lettura del documento (ti consiglio davvero di leggerlo) si affronta la difficoltà oggettiva da parte delle aziende nel reperire le figure di cui hanno bisogno. E no, contrariamente a quello che si potrebbe pensare in questo Paese di vittime, il problema non sono i contratti di lavoro o il desiderio di sfruttare la manodopera da parte degli imprenditori brutti, sporchi e cattivi.
Le ragioni sono queste, che cito testualmente:
Il 22% delle assunzioni risulta di difficile reperimento e il tempo medio per reclutare una professionalità di questo tipo è di circa 4 mesi. Questi i motivi delle difficoltà a individuare i profili ricercati:
- mancano sul mercato le professionalità richieste;
- la richiesta è superiore alla domanda;
- i canali attraverso i quali contattare i possibili candidati non sono ben chiari.
Come vedi, il lavoro c’è, mancano i lavoratori; in poche parole, le offerte di lavoro che le aziende in Italia ogni anno pubblicano sono superiori alle candidature per quelle stesse posizioni. Questo dato è relativo esclusivamente al comparto ICT, ma ti assicuro che si applica a quasi ogni settore.
Vogliamo studiare il latino, ma usare una fresatrice no.
In questo articolo pubblicato l’anno scorso dall’Ansa, Fabio Vaccarono, managing director di Google Italia, dichiarò:
Nel 2020 nel mondo saranno 5 miliardi le persone collegate a Internet e lo faranno soprattutto con gli smartphone piuttosto che con i personal computer.
Questo cosa comporterà? Secondo quanto analizzato dall’Unione Europa nei prossimi anni si creeranno circa 850.000 opportunità di lavoro che, allo stato attuale, le aziende non sarebbero in grado di coprire per mancanza di candidati con le giuste skill e competenze digitali.
In questo documento (scusami ma oggi mi sono svegliato giornalista), ovvero la Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente, si legge nell’allegato, nello specifico nella sezione “Competenze chiave”, che una delle otto competenze chiave sulle quali l’istruzione e la formazione dei Paesi comunitari dovrà concentrarsi è proprio “la competenza digitale”, alla pari della conoscenza di una lingua straniera.
Insomma, se se sono accorti anche quei dinosauri burocrati che ci governano, e qui stiamo ancora a far fare 20 esami di matematica ai futuri informatici.
Qual è il mio consiglio?
[Tweet “Non pensare e vivere come uno studente, ma come un web worker wannabe”]
Segui corsi di formazione professionali verticali, impara a fare quello che le aziende realmente cercano. Se non lo fai, sarai solo un altro laureato con la pergamena appesa in cameretta.
Lavorare online: se il lavoro non c’è, crealo
Abbiamo appena visto che l’idea secondo la quale la disoccupazione sia il risultato di un’unica causa, ovvero della mancanza di opportunità di lavoro, è falsa, perché ci sono migliaia di posti di lavoro vuoti che nessuno è in grado di occupare.
Ma facciamo gli italioti per un attimo, e ammettiamo che non ci sia effettivamente lavoro e che tu abbia delle competenze reali da spendere sul mercato.
La domanda, a questo punto, è (come direbbe Montemagno): cosa cazzo stai aspettando?
Si, cosa cazzo stai aspettando a buttarti nella mischia e farti il culo dalla mattina alla sera per provare ad emergere?
Vuoi fare il blogger perché credi di saper scrivere bene ed avere qualcosa da dire? Benissimo, invece di mandare il curriculum agli editori dei giornali nazionali o locali, che non ti cagheranno mai, proponiti alle SEO Agency, che hanno bisogno di copywriter come il pane per produrre testi seo oriented.
Ti avviso – prima che qualcuno venga a rompere il cazzo nei commenti – che pagano poco, ti fanno lavorare come muli e quando non gli servi più ti buttano nell’indifferenziato, ma alla fine della giostra posso assicurarti che dovrai andare da loro e ringraziarli per averti schiavizzato, perché avrai imparato così tante cose che un corso di laurea non avrebbe potuto fornirti.
Vuoi fare il community manager? Benissimo, vai al negozio sotto casa e proponigli di gestire gratis (si, ho scritto GRATIS) la pagina Facebook, in modo da fare pratica e imparare ad utilizzare al meglio le varie funzionalità del social. Quando ti sentirai pronto, potrai permetterti il lusso di proporti alle aziende e chiedere addirittura un emolumento.
Fino ad allora, non vali un cazzo, e aver studiato media digitali all’Università non ti ha reso competente in nulla, #sallo!
Se vuoi davvero fare una cosa, alza il culo dalla sedia, saluta mamma e papà e fai l’impossibile per cercare di salire quella fottuta scala sociale. Prima o poi imparerai a mettere i piedi correttamente e a non scivolare, così non ti romperai più il muso.
Lavorare online: il futuro è nostro
Metti da parte l’angoscia, l’avvilimento, la tristezza, e pensa che il futuro è nostro, questa volta per davvero. La generazione dei millennials, ovvero quella composta dai nati tra il 1980 e il 2000, entro il 2020 costituirà la metà della forza lavoro e nel 2030, arriverà al 75%.
Anche qui, ti consiglio di scaricare e leggere il White Paper redatto da Modis, dove spiega quelle che sono le caratteristiche principali dei millennials, caratteristiche che io considero punti di forza:
- Siamo smart, veloci e reattivi;
- Sappiamo (e vogliamo) lavorare in gruppo;
- Ci mettiamo nella condizione di voler imparare sempre cose nuove;
- Rendiamo di più se riceviamo feedback;
- Abbiamo la presunzione di cambiare le cose, per davvero!;
- Vogliamo crescere professionalmente, e non fare lo stesso lavoro per tutta la vita.
La nostra generazione è destinata, volente o nolente, a prendersi questo Paese, il minimo che possiamo fare è giungere a quel momento preparati, forti, competenti e consapevoli.
Lavorare online: preparati a lottare
Ricordati, agli inizi non vali niente, nemmeno il disturbo, e lavorare online è difficile, perché come te ce ne sono tanti altri che, non avendo il vincolo geografico, possono collaborare con la web agency sotto casa tua nonostante vivano a 800 km di distanza.
Non pensare, nemmeno per un momento, di meritarti un’opportunità. Te la devi guadagnare con le unghie e con i denti.
È un po’ come quando hai fatto il passaggio dalle superiori all’Università. Quando eri alle superiori pensavi magari di essere il più in gamba della classe, il più preparato, il più sveglio, ma solo perché facevi il paragone con una ristretta cerchia di persone. Una volta all’Università, invece, ti sei reso conto che non eri altro che una goccia del mare, un acaro, un puntino del quale a nessuno fregava niente.
Ciò nonostante, ti sei fatto degli amici, hai superato degli esami, ti sei tolto delle soddisfazioni, e tutto questo perché hai allargato la tua visione, e hai imparato a relazionarti con un microcosmo più ampio e spietato.
Il passaggio successivo, ovvero quello nel mondo del lavoro, è ancora più vasto e bastardo, quindi cerca di giungere preparato.
Lavorare online: crea il tuo brand
Se vuoi lavorare online devi investire su di te, svestendo i panni del futuro impiegato del Catasto e indossando quelli del lavoratore in beta permanente, sempre pronto a mettersi in gioco per raggiungere lo step successivo. Devi trasformare te stesso in un brand da piazzare sul mercato, e per farlo devi imparare a venderti bene, o almeno meglio degli altri.
Il personal branding serve a questo, a emergere dalla massa e farsi notare, ma per farlo devi avere davvero qualcosa da offrire che sia unico e speciale, altrimenti resterai sempre un numero. Crea una presenza online forte ed autorevole, ottimizza i tuoi profili social, frequenta le community di settore, costruisci il tuo network professionale.
In parole povere: esci dall’anonimato e fatti notare. E non pensare che questo valga solo per i freelance, perché non è così. Anche se scegli di lavorare in azienda o in agenzia come lavoratore dipendente dovrai comunque continuare a farti il culo.
Lavorare online: parti prima degli altri
Il mondo del web si aggiorna costantemente ad una velocità impressionante, ecco perché arrivare prima degli altri e aggiornarsi sono due asset importantissimi per lavorare online. Non aspettare di aver completato il tuo percorso di studi, non aspettare di trovare l’offerta giusta, parti prima degli altri.
Non importa se hai 18 anni e non hai mai messo il naso fuori dalla casa dei tuoi genitori, se vuoi crearti una posizione credibile e autorevole online devi muoverti, studiare e stare sul pezzo in ogni momento. Potrai metterci più o meno tempo degli altri, ma se sei bravo, hai delle competenze spendibili e sai fare qualcosa di specifico veramente bene, prima o poi lavorerai, e anche tanto.
Non perdere tempo, meglio ritardare un esame all’università che l’ingresso nel mondo del lavoro.
Se vuoi lavorare online, devi buttare il sangue. Adesso rimboccati le maniche e datti da fare.
Ciao Francesco,
condivido a pieno quello che dici! Sono d’accordo in particolare su due punti dell’articolo.
– Molti laureati commettono il brutto errore di sentirsi già “esperti di…”, solo per il fatto di avere un titolo in più di altri. È necessario rimanere umili e consapevoli del fatto che molte competenze si acquisiscono sporcandosi le mani e non solo studiando.
– Curare la propria presenza online è fondamentale. Personalmente non ho mai usato i social in modo professionale ed alcune persone nel lavoro mi sono passate avanti proprio perché hanno gestito meglio la propria immagine attraverso blog, LinkedIn e simili. Spero di riuscire a recuperare col tempo…
Leggo sempre volentieri i tuoi post!
Un saluto e buon lavoro.
Grazie mille Dario, condivido quanto scritto da te. Sentirsi arrivati per la pergamena appesa in cameretta è ridicolo.