Il blogger e la successione di Fibonacci

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Vuoi fare il blogger? Allora applica la successione di Fibonacci alla tua carriera. Ti spiego come e perché.

Lo so, sono folle, ma ormai dovresti conoscermi bene, quindi di cosa ti stupisci? Tu ti starai chiedendo cosa diavolo c’azzecca Fibonacci con il blogging, ma spero che lo stupore si unisca alla curiosità spingendoti a leggere questo mio post.

Iniziamo dalle basi, ovvero da cosa sia la successione di Fibonacci, che prende il nome da un matematico pisano del XIII secolo, che sviluppò questa sequenza numerica costituita da numeri interi positivi in cui ciascun numero è la somma dei due precedenti: 1,1,2,3,5,8,13,21,34, e così via all’infinito.

Chiariamo subito una cosa, io in matematica ero (e sono tutt’ora) una chiavica, capace di prendere 1,5 ad un compito in classe (in pratica avevo sbagliato anche a ricopiare le tracce degli esercizi), quindi il mio interesse per la successione di Fibonacci non nasce dalla passione per la materia, tutt’altro, ma dall’aver letto (e amato) “Il Codice Da Vinci” di Dan Brown, nel quale la sequenza viene utilizzata per decriptare un messaggio.

Dopo aver letto il libro questi numeri mi sono rimasti impressi, anche per i legami con altri settori, che ti invito a leggere sulla pagina Wikipedia dedicata. In effetti, nonostante la mia idiosincrasia nei confronti dei numeri, ho sempre subito il fascino delle applicazioni pratiche della scienza nella vita di tutti i giorni.

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Ad aumentare l’interesse nei confronti della successione di Fibonacci c’ha pensato anche J. J. Abrams, il creatore di Lost, che ha inserito nella narrazione la “Equazione di Valenzetti”, declinata nella sequenza di numeri 4,8,15,16,23,42. Se sei un Lost addicted come me, non puoi non averli tatuati in testa questi numeri.

Detto questo, perché ho pensato di paragonare la successione di Fibonacci al lavoro del blogger?

Per una ragione molto semplice.

Come nella sequenza di Fibonacci, dove ogni numero è la somma dei precedenti, il percorso di un blogger è segnato da determinati risultati, più o meno importanti, che sono (di fatto) la somma dei precedenti.

Provo a spiegarmi meglio. Continua a leggere.

Devi puntare alla crescita personale

Fare il blogger perché si ha voglia di scrivere non serve a niente e a nessuno, se non a te stesso, e visto che gestire un blog in modo professionale richiede molto lavoro e tanti, ma tanti, sacrifici, forse è meglio se approcci questo mondo nel modo corretto.

Devi lavorare sugli obiettivi, perché partire senza una meta è bello quando vuoi fare un viaggio e vivere un’avventura, ma nel lavoro bisogna essere strutturati, perché procedere a sensazione e #acazzodicane non è la strada migliore, credimi. Dopo qualche mese ti renderai conto che la tua attività di blogger non ti ha portato da nessuna parte e che, e forse questa è la parte peggiore, non ti ha arricchito nemmeno un po’.

Ogni esperienza dovrebbe farci crescere, solo chi ha la mentalità del dipendente non si preoccupa di migliorarsi ogni giorno, ma se fai il blogger vuol dire che hai una fiammella dentro che arde e che a spingerti, prima di ogni cosa, è la passione. E la passione ha senso solo quando ti rende una persona migliore.

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Punta sempre allo step successivo

Se vuoi fare il blogger devi avere una visione, e non quelle mistiche che poi ti fanno internare, ma quelle che ti consentono di focalizzare un traguardo dietro il quale, però, non c’è un muro, ma che può (e deve) essere superato.

Aprire un blog per “vedere come va” è la formula perfetta per fallire, perché blogger non ci si improvvisa e non lo si diventa per poi smettere al primo ostacolo, è un percorso lungo e complesso, che può funzionare solo se procedi per step, propedeutici tra di loro.

Come nella successione di Fibonacci, ogni cosa che fai presuppone la successiva, che sarà frutto della precedente. Il blogging è come la vita, ha alti e bassi, e diventa divertente solo quando hai voglia di andare da qualche parte e di farlo a modo tuo. Senza una visione d’insieme, non andrai da nessuna parte.

Dove vuoi arrivare tra 3 mesi? E tra 9? E tra 5 anni anni, cosa vorresti diventare? Se non sai rispondere, ti stai ponendo le domande sbagliate.

Francesco Ambrosino

Classe 1984, Digital Marketer specializzato in Gestione Blog Aziendali, Formazione Professionale, SEO Copywriting, Social Media Management e Web Writing. Membro di Open-Box e Comunicatica, co-creatore di Digitalklive

Questo articolo ha 3 commenti.

  1. Alessndra

    Oh! questa mattina è proprio ciò che mi ci voleva! Voglio dire, a parte il modo in cui scrivi che adoro, ma quello che hai scritto qui è esattamente il mio pensiero. Non si fanno le cose “tanto per…” ma “Tanto, Tanto per…Arrivare ad ottenere quello che ci si è prefissati”. Però io, oltre a rispondere a queste suddette domande, che ho piuttosto chiare( meglio un pò di mia modesti in atto, a tal riguardo!), ho un insieme di idee che spuntano, sai come fanno i led? bhè si accendono, ma poi la difficoltà è ancora sul come metterle insieme e collegarle in successione Fibonacci (esempio tuo calzante per me , perfettamente) ed oltre che in successione, anche secondo il principio di sequenza e/o di scambio degli addendi , la sai no :-D.
    Ecco, forse perchè ancora sto studiando sulla partenza!
    Anche perchè la mia precedente esperienza di inzio blogger, per appoggiare una collega (uscita poco dopo fuori dal progetto perchè non mi convinceva e non aveva appunto le peculiarità anzidette) , non mi ha fatto continuare, ma si, appassionare.
    Ora mi muovo con maggiore consapevolezza, ma ancora il problema di legare le cose non l’ho risolto! 😀 sto studiando il mio personal branding e già lì, fare imbuto sulle “cose” per individurane 1/2 è tosta (sai prima com’era il libero professionista, tutto ed il contrario di tutto altrimenti non lavoravi….oggi….più tecnicismo e specificità!)
    hai un suggerimento da offrirmi?
    grazie Francesco

    1. L’inizio è complesso, però se posso permettermi un consiglio non pensare troppo. Parti, provaci, se hai già un minimo di consapevolezza, poi con calma migliori e ottimizzi. Non esiste il progetto perfetto, ma lo si può creare con il tempo.

      1. Alessandra

        eh, pensare troppo, no! buttarmi prima di fare la fine della pensatrice riflessiva troppo, bhè che dire,vero!
        ma sto migliorando sul punto! 😀
        ok grazie! farò così, ero sulla via dei sassolini da un pò,devo dire!

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