Un buon contenuto non basta. Bisogna saperlo diffondere

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Da solo il blog non basta, una strategia di content marketing è molto più ampia e si sviluppa su più livelli, e necessita di un sistema di diffusione efficace. Ecco perché.

La scorsa settimana ti ho parlato di content marketing, ponendo l’attenzione sui rischi connessi ad un eccesso di produzione di contenuti,che potrebbe tradursi in una inefficacia degli stessi.

Oggi voglio riprendere il discorso, ma passando alla fase successiva, ovvero alla diffusione dei contenuti.

Si, perché non basta produrre un ottimo contenuto, sia esso un articolo per il blog, un video, un podcast, una newsletter, una infografica e così via, perché quello che conta è la tua capacità di “far girare la voce”, di veicolare il tuo messaggio a quante più persone è possibile, cercando (sia chiaro) di intercettare quelle giuste, quindi potenzialmente interessate a quello che hai da dire.

Qualche giorno fa ho visto un intervento di Seth Godin al Ted del 2003 (tredici anni fa!!!), nel quale spiega mirabilmente quanto sia importante non tanto avere l’idea giusta, quando essere in grado di diffonderla nel modo corretto.

Ti consiglio di guardarlo, davvero.

La cosa interessante dell’intervento di Seth Godin è che all’epoca il mondo del web, e dei social media, era completamente diverso da quello di adesso, non c’era Facebook e gli altri social network che hanno contribuito a rivoluzionare il web marketing, eppure l’idea alla base era e continua ad essere efficace:

[Tweet “Non basta avere una buona idea, è necessario saperla diffondere. #ContentMarketing”]

Con l’avvento della Tv si è generato quello che Godin chiama “The Tv-Industrial complex”, ovvero un sistema di diffusione dei contenuti basato su un loop: compro uno spazio pubblicitario, ottengo una diffusione maggiore, vendo più prodotti, aumento il fatturato, compro altri spazi pubblicitari.

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Oggi, con la diffusione dei social media questo sistema non basta più, perché è necessario ottenere visibilità su Google, cercando di posizionarsi in prima pagina con i nostri contenuti, e sui social network, dove è importantissimo creare una community di persone interessate davvero a quello che abbiamo da dire.

Se questo vale per un’idea imprenditoriale, come può essere l’esempio del pane a fette portato da Godin, vale ancora di più per i contenuti che noi produciamo online, ma anche offline.

Se, ad esempio, hai un blog, non basta scrivere un post mega strafighissimo, pieno zeppo di dati e informazioni utili, hai bisogno di un pubblico interessato a leggere quello che hai scritto e, soprattutto, urge un sistema di diffusione del contenuto per far in modo che i potenziali lettori possano trovarselo davanti e scegliere se leggerlo oppure no.

Come ho avuto modo di dirti la scorsa settimana, siamo bombardati da contenuti di varia natura e formato, riuscire ad emergere in questo flusso saturo è difficilissimo, e diventa impossibile senza una strategia di diffusione efficace.

Focalizziamo un secondo sul blogging, e cerchiamo di capire in quale universo vai ad inserirti nel momento in cui decidi di mettere il tuo piccolo bloggarello sfigato online.

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Questa infografica è bellissima, e credo che sia molto chiara su perché aprire un blog, o magari non aprirlo, perché potrebbe spaventare andare a confrontarsi con qualcosa del genere, che sembra così più grande di noi.

Avere un blog può davvero fare la differenza per un brand, ed i dati riportati in questa infografica sono emblematici:

  • Le aziende con un blog ricevono il 97% di inbound link in più rispetto a chi non lo utilizza;
  • 67% di lead in più per i B2B che usano un blog;
  • 434% in più di pagine indicizzate;
  • 97% in più di link indicizzati.
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Che cosa significano questi dati? Che la presenza di un blog ben gestito consente alle aziende di ottenere una migliore diffusione dei propri contenuti, quindi una maggiore visibilità, e questo si traduce in fatturato, in soldi, in profitti.

Sia chiaro, da solo il blog non basta, una strategia di content marketing è molto più ampia e si sviluppa su più livelli, tenendo conto di varie tipologie di contenuti e di formati, ma alla base della diffusione dei tuoi contenuti ci sono dei canali che non possono essere ignorati, e sono i seguenti:

  1. Social Media: costruire una presenza sui social efficace è fondamentale ai fini della diffusione dei tuoi contenuti. Gli utenti, oggi, fruiscono dei contenuti nei quali s’imbattono sui propri profili social, e non essere visibili vuol dire non riuscire ad intercettare l’interesse di potenziali lead;
  2. SEO: posizionarsi tra i primi risultati su Google per le parole chiave collegate alla propria attività è ancora una delle cose più importanti, e più difficili, da fare, ma che nel breve e nel lungo periodo riesce a fare davvero la differenza. Riuscire ad intercettare una esigenza specifica dell’utente attraverso un contenuto utile è il primo step per trasformare un visitatore in un evangelist;
  3. Digital PR: ebbene sì, stringere relazioni, intrattenere rapporti, individuare le persone giuste che possono aiutarti a sviluppare il tuo business e diffondere i tuoi contenuti è fondamentale.
  4. Advertising: è inutile prendersi in giro, investire un po’ di denaro per promuovere i tuoi contenuti ormai non è più una opzione, una scelta che puoi compiere oppure no. L’importante è non commettere l’errore in cui incorrono in molti, ovvero pensare che basta pagare per ottenere risultati. Se il tuo contenuto fa cagare, farà cagare anche ricoperto d’oro e diamanti.
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Se non sviluppi questi quattro canali, tutti i tuoi sforzi per produrre grandi contenuti potrebbero (e lo saranno) essere vani, ed è un peccato, perché scrivere un blogpost, fare una newsletter, un ebook o un video è dispendioso, e sprecare tempo, risorse e denaro non è mai la strategia giusta.

Mai!

Francesco Ambrosino

Classe 1984, Digital Marketer specializzato in Gestione Blog Aziendali, Formazione Professionale, SEO Copywriting, Social Media Management e Web Writing. Membro di Open-Box e Comunicatica, co-creatore di Digitalklive

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