Fai come Charlie Chaplin… Cambia!

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La lezione immensa di Charlie Chaplin, che ha avuto il coraggio di cambiare, anche se in modo doloroso. Io seguo il suo esempio, e tu?

Io non amo per niente la staticità nel lavoro, e l’idea di fare la stessa cosa nello stesso identico modo per anni dissolve in un attimo l’entusiasmo e la passione con la quale, in genere, mi dedico alla mia professione.

Da quando ho iniziato a lavorare ho sempre cercato di reinventarmi, ma c’è stato un periodo in cui mi sono adagiato sulla “sicurezza” e sul posto fisso.

Ho assunto l’approccio da impiegato del Catasto; andavo in ufficio, facevo il minimo indispensabile e alle 5 schizzavo via, spegnendo completamente il mio essere lavoratore fino alla mattina successiva.

Dalla noia alla P.Iva, passando per qualche fallimento

Dopo un po’ ho iniziato ad annoiarmi, ed è stato in quel momento che ho deciso che non potevo continuare così.

Mi sono messo a studiare, ho provato a fare delle cose, ho fallito, ho riprovato, ho aperto la P.Iva, lanciato il mio progetto Effea Solutions, ho fallito di nuovo, ho riprovato, e finalmente è nato Socialmediacoso, che invece mi ha dato e continua a darmi moltissime soddisfazioni.

Ma non ho voglia di adagiarmi (anche perché non me lo posso permettere), ecco perché cerco sempre nuovi modi di fare il mio lavoro, per reinventarmi.

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Svolta o disfatta?

Il 2016 sarà l’anno della svolta o della disfatta, ho preso una serie di decisioni verso la fine del 2015 che mi hanno all’apparenza indebolito, ma che invece mi hanno fatto rinascere, e sono fiducioso, nonostante la nebbia che mi avvolge.

Quando penso a quello che ho fatto fino ad ora e a quello che sto tentando di fare adesso mi viene in mente uno dei miei miti, Charlie Chaplin, al quale devo molto, compreso un 30 e lode all’esame di Storia del Cinema.

Sia chiaro, non mi sto paragonando a Chaplin, io nutro un rispetto reverenziale nei confronti di personaggi come lui, e non credo di poter raggiungere nemmeno lo spessore della lanetta nel suo ombelico; mi riferisco a quello che ha fatto ad un certo punto della sua carriera eccellente.

Ma lascia che te lo racconti.

 

Charlie Chaplin e la necessità di cambiare

L’avevo “annunciato” nel mio post in memoria di David Bowie, e finalmente ho deciso di farlo.

Ti racconterò di come Charlie Chaplin, all’apice della sua carriera, abbia compiuto una scelta dolorosa, ma necessaria.

Come sai (e se non lo sai, mi dispiace per te) Chaplin è diventato famoso in tutto il mondo grazie al personaggio del vagabondo, Charlot, caratterizzato da quei baffetti strani, la bombetta, il vestito elegante ma logoro, con la giacca troppo stretta e il pantalone troppo largo, e il bastone, che faceva roteare come solo lui sapeva fare.

Io ho amato il suo cinema, la comicità fisica, il modo di occupare la scena, la poesia e la malinconia nei suoi sguardi e nel modo di riprendere i volti degli attori, in particolare ne “Il Monello”, che credo andrebbe fatto vedere anche a quei cretini che manifestano al Family Day (ma questa è un’altra storia).

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Se non l’hai mai visto, sbrigati.

Quando nel 1928 uscì il primo film sonoro, “Il Cantante di Jazz”, gli Studios di Hollywood iniziarono a pressarlo per fargli realizzare film comici parlati, ma lui si rifiutò completamente, continuando a fare film muti, restando fedele alla sua poetica e andando controcorrente.

Solo nel 1936, con “Tempi Moderni”, introdusse alcune parti sonore, ma senza mai far parlare gli attori, solo la voce proveniente da un interfono all’interno della fabbrica.

Molti considerano “Tempi Moderni” l’ultimo film in cui compare Charlot, ma non sono d’accordo.

L’ultima apparizione del Vagabondo è ne “Il Grande Dittatore”, capolavoro del 1941.

Charlie Chaplin e l’addio a Charlot

“Il Grande Dittatore” è, di fatto, il primo film parlato di Charlie Chaplin, con il quale finalmente trovò il coraggio di dire addio al suo alter ego, decretandone ufficialmente la “morte”.

Come?

Facendolo parlare.

Chaplin è stato l’unico cineasta al mondo a denunciare e criticare apertamente il regime nazista durante la Seconda Guerra Mondiale, esponendosi a non pochi rischi, ma il suo animo irrequieto e ribelle non gli consentiva di stare seduto a guardare gli orrori perpetrati dalla Germania, in particolare la persecuzione degli ebrei.

Chaplin, con questo suo film immenso, capì che era arrivato il momento di cambiare, di lasciare il mondo che aveva conosciuto fino a quel momento, e che tanta fortuna gli aveva portato, per andare oltre, per quanto doloroso fosse.

Ma essendo un artista straordinario, decise di lasciare la scena a Charlot per l’ultima volta, realizzando uno dei monologhi più belli della storia del cinema, il “Discorso all’umanità”.

Il 2015 è stato il mio personalissimo “Discorso all’umanità”, e adesso si prosegue su una strada nuova, incerta si, ma ricca di speranza.

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[Tweet “Non bisogna mai avere paura di cambiare, soprattutto quando non c’è alternativa.”]

Francesco Ambrosino

Classe 1984, Digital Marketer specializzato in Gestione Blog Aziendali, Formazione Professionale, SEO Copywriting, Social Media Management e Web Writing. Membro di Open-Box e Comunicatica, co-creatore di Digitalklive

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