Aprire partita iva: ecco tutto quello che devi sapere

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Se vuoi diventare un freelance e provare a farti strada nel tuo settore, hai bisogno di aprire partita iva. Ecco tutto quello che devi sapere.

Quando ho deciso di aprire partita iva nel 2012 ho commesso una serie di errori che oggi, con l’esperienza accumulata in questi anni, probabilmente non ripeterei, ma che mi hanno permesso di capire quali erano i miei veri obiettivi e come procedere per poterli raggiungere.

A distanza di tre anni posso dire che fare il freelance e proporsi ad aziende e professionisti non è una passeggiata, anzi, spesso sembra un girone dell’inferno, ma con i giusti consigli, sbagliando, cadendo e rialzandosi, si può costruire una carriera soddisfacente, a patto che si sia disposti a fare dei grossi sacrifici.

Oggi ho deciso di dare le chiavi di casa a Federico Simonetti, un amico (vero!) di vecchia data, che in una vita precedente è stato mio attore feticcio in esperimenti cinematografici che abbiamo provveduto a nascondere per evitare immense figure di merde.

Sai com’è, il personal branding va preservato :-D.

Federico, che io con affetto chiamo “‘O milanes'” (ma anche strunz’ :-D), ama definirsi “l’ingegner rompicoglioni”, perché è preciso, metodico, analitico e attento, molto bravo nel suo lavoro e dotato di una intelligenza che raramente ho trovato in altre persone.

Oggi l’ho invitato per illustrarti tutto quello che devi sapere prima di aprire partita iva.

Lascio a lui la parola.


 

federico simonetti

La carriera del freelancer è fatta di alti e bassi, ma generalmente tutto è accomunato dallo stesso senso di soddisfazione: stai facendo qualcosa con le tue mani, nessuno si prenderà i meriti del tuo lavoro e, soprattutto, ti dirà cosa devi fare.

Per molti, diventare un libero professionista è un traguardo e una conquista, ma per molti altri è una necessità o una scelta obbligata.

La mia esperienza con la libera professione è durata quasi dieci anni, nei quali ho affrontato diversi compromessi tra il lavoro in ufficio e il lavoro da casa. In particolare, in questo periodo ho sperimentato anche varie forme contrattuali, passando da para-subordinato a freelance e quindi a libero professionista.

Freelance e professionisti

Anche se i due termini sono usati come sinonimi, ho sempre cercato di approcciarmi ad essi facendo un po’ di differenza: preferisco dividere i freelance dai liberi professionisti sulla base dell’atteggiamento verso la professione e del tipo di lavoro che svolgono.

Dal mio punto di vista, quello che differenzia un freelance da un libero professionista sono il numero di clienti e la ragione sociale: molto spesso chi pratica la libera professione, si definisce freelance semplicemente perché non ha un contratto di lavoro subordinato, ma una delle miriadi di contrattini para-subordinati.

Se da un punto di vista giuridico ha ragione, avere uno o due clienti non fa di te né un libero professionista né un freelance.

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Quando invece passiamo alla ragione sociale, per me un freelance è chi rimane nei limiti della Partita IVA con Regime dei Minimi (30.000 € lordi annui) e non ha ancora il bisogno o la necessità di aprire Partita IVA, con tutti gli oneri (e i sempre meno vantaggi) che questa comporta, in termini fiscali.

Il motivo per cui faccio questa distinzione è semplice: un freelance è più agile di un libero professionista, ha meno clienti e – soprattutto – meno rotture di scatole, deve gestire meno fatture, non calcola l’IVA nelle transazioni e tutta una serie di oneri in meno.

Questo non significa che sia peggiore rispetto al libero professionista, ma che è meno strutturato.

È più una persona e meno un’azienda.

Aprire Partita IVA

Il guaio, quando si sceglie di intraprendere la strada della libera professione è che ti trovi da solo.

Lo so per esperienza: aprire Partita IVA non è semplice, ti trovi ficcato in una giungla normativa e la prima domanda che ti verrà spontanea è “mi conviene aprire Partita IVA?”

Prima del 2015 non avrei avuto dubbi a consigliarti di farlo: il Regime dei Minimi attivo prima di quest’anno, infatti, garantiva un discreto vantaggio in termini di fatturato (30.000 € lordi) e una serie di piccoli vantaggi che la rendevano molto più vantaggiosa rispetto alla Ritenuta d’Acconto (che invece ha un limite a 10.000 € annui) e una tassazione molto inferiore rispetto alla Partita IVA “regolare” (5% contro quasi il 40%).

Onestamente, la scelta non è ardua: se pensi di voler guadagnare più di 1.000 € al mese netti con il tuo lavoro da freelance, non hai molte alternative, devi farti carico della Partita IVA.

Tecnicamente, non è un contratto di lavoro, ma una particolare forma di gestione retributiva e fiscale riservata ai lavoratori autonomi.

Per aprirla puoi fare da solo, interfacciandoti con l’Agenzia delle entrate, alla quale bisogna comunicare l’inizio della propria attività con apposita dichiarazione (trovi il modulo presso gli uffici), nonché la scelta del tipo di regime contabile (regime dei minimi o contabilità ordinaria).

Puoi trovare il tuo ufficio di competenza andando sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

In seguito, l’Agenzia ti assegnerà il numero di Partita Iva. Una volta ottenuto, devi recarti all’Inps per aprire la tua posizione previdenziale, o farlo attraverso il portale web dell’azienda.

Usa un tool di fatturazione

Entrare nel fantastico mondo della Partita IVA è solo il primo passo verso un piccolo inferno burocratico, fatto di oneri, scadenze, numerazioni progressive, bolli e registrazioni.

Molto presto, sarà normale sentirti porre una di queste domande: “Avrai dell’IVA a debito da versare questo trimestre?”, “Quali sono state le maggiori categorie di spesa nel mese scorso?” oppure “Quali saranno le tue previsioni di entrate e uscite nelle prossime settimane?”.

Tutti quesiti a cui dovrai saper rispondere. Venirne a capo non è semplice, ma perché perdere la testa quando può venirci incontro la tecnologia?

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Potresti pensare, infatti, di utilizzare un software che ti permetta di avere sempre sotto controllo tutti i costi e le entrate aziendali.

La scelta di affidarti a un software di gestione automatico, unita ad alcuni piccoli accorgimenti, può farti compiere un vero e proprio salto di qualità.

Ecco qualche consiglio pratico:

  • Fatti fare la fattura per qualunque acquisto tu faccia per la tua attività. Qualunque. Sul serio;
  • Ogni spesa va categorizzata, in modo da poter avere un report mensile e annuale. Tenendolo sotto controllo, potresti avere delle sorprese;
  • Verso la fine di ogni trimestre, effettua un check per capire se dovrai versare IVA o ritenute;
  • Assicurati sempre che i tuoi clienti abbiano aperto e registrato le tue fatture. In questo modo potrai sapere se sono state viste e scaricate;
  • Attenzione ai crediti/debiti aperti e soprattutto agli eventuali F24 da pagare.

Scegli il commercialista

La parte relativa alle fatture è solo un piccolissimo tassello dell’impegno assurdo che comporta fare il freelance.

Spesso ti capiterà di non avere il tempo materiale per finire i lavori che devi fare, come puoi pretendere di avere anche il tempo per occuparti di pendenze fiscali e oneri contributivi?

E poi, parliamoci chiaro, hai mai compilato un F24? Hai idea di come si faccia?

Quando ho cominciato, per me F24 era una casella della Battaglia Navale e la Dichiarazione dei Redditi una cosa che aveva la stessa relazione con la mia vita della Dichiarazione d’Indipendenza americana: insomma, mi trovavo in un terreno del tutto al di fuori della mia comfort zone.

Per mia fortuna, ho incontrato una persona molto in gamba che mi ha sostanzialmente adottato e mi ha fatto diventare un contribuente responsabile: la mia commercialista.

Trovare un commercialista a cui affidarti è una delle prime cose che devi fare, una volta presa la grande decisione di diventare un freelance.

Sarà anche grazie al suo lavoro che potrai dedicarti alla tua crescita professionale.

La parte più importante, nella scelta di un commercialista è il suo livello di competenza che puoi dedurre dal tipo di clienti che ha:

  • se segue già molti freelance conosce bene il mercato e può fare al caso tuo;
  • se segue per lo più PMI può essere un modo per allargare il tuo network;
  • se segue grandi aziende può farti fare un bel salto a livello di consulenza.

Al di là di tutto, però, cerca di ricordarti una cosa importante: il commercialista è un professionista come te e va pagato il giusto. Non cercare di risparmiare e cerca di non essere frodato: pretendi attenzione e ascolto, competenza e puntualità, ma non pretendere che sia una balia o che risolva casini che hai fatto tu (non registrando le fatture in uscita, per esempio).

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Crea un’immagine professionale

Risolti tutti questi oneri e fatto il grande passo, è venuto il momento di scegliere come presentarti. Innanzitutto, dovrai scegliere se comparire con il tuo nome e cognome o con un nome aziendale.

In questo, io e Francesco (che gentilmente mi ospita) abbiamo fatto scelte diverse: lui è noto come Socialmediacoso, io sono e rimango Federico Simonetti.

È questione di immagine, come questione di immagine è la scelta di un logo, di un numero di telefono aziendale separato da quello privato e di una vetrina sul web e sui social.

Molto dipende dal tipo di attività che svolgi, ma in linea di principio ci sono tre orientamenti:

  • artigiano: generalmente avrai una sede fisica e potrai sfruttare i vantaggi di una netta separazione tra la tua attività e la tua vita privata, avrai un sito web e dei profili social dedicati alla tua azienda;
  • professionista: il tuo nome è indissolubilmente legato alla tua attività, ma hai scelto di farne un marchio a parte, quindi la tua comunicazione è gestita in modo separato tra il privato e il pubblico, con un equilibrio fluido tra le due cose;
  • consulente: il tuo lavoro e la tua persona coincidono, tutta la tua comunicazione è pubblica e il tuo nome e cognome sono il tuo brand, schiacciando sotto un enorme macigno la tua vita privata.

Inutile dire che ci sono vantaggi e svantaggi in tutti gli approcci. Personalmente, mi sono ritrovato nel terzo approccio più perché ci sono arrivato gradualmente che per una vera e propria scelta, ma so anche che non avrei retto sul lungo periodo a gestire una comunicazione separata tra vari account, pagine, siti e via così.

La cosa importante, comunque, è dare sempre un’immagine professionale ai tuoi potenziali clienti. Chiunque cerchi il tuo nome o la tua attività dovrebbe incontrare contenuti curati e informazioni precise.

Che si tratti di un profilo Linkedin o di una pagina Facebook, cerca di mantenere sempre uno stile sobrio e di non lasciare nulla al caso.

Una marcia in più, può dartela anche il lavoro offline: crea un tuo logo da applicare alla carta intestata delle fatture, alla firma delle tue email di lavoro e ai tuoi biglietti da visita.

Sì, si usano ancora i biglietti da visita, più di quanto tu possa credere.

Insomma, lavora alla tua brand identity.

Conclusioni

Qualunque sia la strada che hai deciso di intraprendere e qualsiasi sia il lavoro che hai scelto di fare, non dimenticare mai che costanza e pazienza dovranno essere le tue compagne di viaggio.

Scegli bene come apparire e di chi fidarti e ricordati: hai scelto di correre per vincere, non per partecipare.


Cosa ne pensi dei consigli di Federico? Li hai trovati utili? Raccontalo nei commenti qui sotto e, mi raccomando, condividi il post sui tuoi profili social.


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Federico Simonetti

Web Marketing Specialist e Co-Founder di Growth Hound. Appassionato di cose belle, fatte bene, buone e giuste. A volte non sono antipatico.

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