Di cosa parlo in questo post
- Nuovo appuntamento con le interviste ai professionisti del web marketing. Oggi ospito Francesco Mercadante, fiero difensore della lingua italiana.
- Chi sei e cosa fai nella vita?
- Ti provoco subito: secondo me saper scrivere bene non è sufficiente per fare il blogger. Sei d’accordo?
- Siamo proprio sicuri che a depauperare il linguaggio siano stati i social network?
- Altra provocazione: se ti dico che per me il blog non è solo uno strumento, ma un linguaggio, che segue regole precise, cosa mi rispondi?
- Qual è il tuo approccio al mondo del blogging e come hai iniziato?
- Quali sono gli errori che registri più spesso negli altri blog?
- Che ruolo ricopre la musica nella tua vita?
- Progetti futuri?
Nuovo appuntamento con le interviste ai professionisti del web marketing. Oggi ospito Francesco Mercadante, fiero difensore della lingua italiana.
Lo ammetto, ho un debole per chi padroneggia la lingua italiana in maniera impeccabile. Credo che sia tutta colpa di Umberto Eco e del suo “Il nome della rosa”, letto da ragazzo. Io non sono un purista della lingua, né un integralista, ma quando leggo “o” al posto di “ho” mi viene il nervoso, così come quando sento i miei conterranei usare erroneamente i verbi “rimanere” e “lasciare” (odio, odio, odio) sale in me una voglia matta di prenderli a randellate.
Molte cose le ho imparate con il tempo, leggendo e guardando molti film. A tal proposito, voglio raccontarti un aneddoto risalente al periodo dell’Università.
Durante una lezione di Sociolinguistica, il professore ci lesse un passo tratto dall’opera di Carlo Emilio Gadda “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, contenente una parola desueta: “Genetliaco”.
Il professore interruppe la lettura e chiese alla classe, composta da circa 100 alunni, il significato di quella strana parola. Beh, l’unico ad alzare la mano fui io, con mio grande stupore.
«Significa “compleanno”, professore!», dissi io.
«Bene, esatto!», rispose il professore.
Vuoi sapere dove avevo sentito quella parola la prima volta? Nel film “Così parlò Bellavista”, di Luciano De Crescenzo. Insomma, cinema e tv non fanno solo danni!
Bando alle ciance, oggi è venerdì, che come sai è il giorno dedicato alle interviste ai professionisti del web marketing.
Dopo la deliziosa chiacchierata con Gloria Vanni, è il turno di una persona che ho conosciuto poche settimane fa, ma con la quale ho subito legato, Francesco Mercadante.
Francesco è un uomo che mi incuriosisce molto, perché è un fine linguista, abilissimo blogger e conversatore brillante, ma è anche nerboruto e litigioso, e questo lo rende interessante, perché va in contrasto con l’immagine stereotipata dell’accademico italiano.
Spero che non se la prenda, ma per me è come se si fossero uniti in un’unica persona Dante Alighieri e Filippo Argenti, “uomo grande e nerboruto, e (…) iracundo e bizzarro più che altro, e dotato di pugna (…) che parevan di ferro”.
Spero di averti incuriosito. Ti lascio alle sue parole.
Chi sei e cosa fai nella vita?
Io sono un padre; poi un professionista del linguaggio e della comunicazione. Emil Cioran, ne “La tentazione di esistere”, scrive che «portare un nome vuol dire rivendicare un modo esatto di crollare».
Me ne guardo bene, ovverosia sto molto attento ad assegnarmi una qualche etichetta di valore. Di solito, se mi si chiede chi sono e cosa faccio, rispondo che io sono quel che faccio; mi sforzo, in altre parole, di conferire concretezza alla mia esistenza, perché ogni idea e ogni definizione devono trasformarsi in opera, prima ancora di essere espresse in parola.
In questo momento, sono uno che risponde alle domande di un simpatico e stimato intervistatore. Per le categorie del mondo, sono un analista del linguaggio e della comunicazione, ex docente universitario per scelta, che, da una formazione classica fondata su greco e latino, è arrivato, non senza l’ansia del cambiamento, al web e al blogging per sé e per i propri clienti.
Il mio lavoro, in sostanza, consiste nello studiare le opportunità di espressione al fine di produrre linguaggi di progetto. L’avventura della vita, d’altronde, mi ha indotto a non fare leva su titoli e ruoli.
Infatti, tutte le volte in cui qualcuno comincia a chiamarmi “direttore”, “dottore” o “professore”, sono certo che sta per accadere qualcosa di brutto, come se questi appellativi fossero cattivi presagi.
Dunque: innanzitutto, io sono un padre; poi, un professionista!
Ti provoco subito: secondo me saper scrivere bene non è sufficiente per fare il blogger. Sei d’accordo?
La risposta non può essere assoluta. La relatività, in questo caso, è un valore aggiunto. In generale, saper scrivere sicuramente non è sufficiente per fare il blogger; il che è incontestabile, non fa una piega.
Tuttavia, il saper scrivere può bastare a coloro che o non hanno obiettivi professionali o non si abbandonano a pretese identitarie.
Il guaio è il seguente, come ho scritto altrove e con una certa veemenza: lo spazio del blogging, da cui derivano delle forme di apparente libertà materiale, è diventato un ritrovo per spaventapasseri e personaggi senza volto, i quali forse sono persuasi che darsi un nome inglese, come content manager, social media manager, digital media strategist e così via significhi essere dei professionisti.
Io, fino ad un anno e mezzo fa, lavoravo con un tizio che si definiva specialista del web e sales manager – almeno questo dichiara – che in un anno e mezzo di lavoro ha ottenuto un fatturato di soli € 1.500,00 lordi. Meno che nella vendita previsionale delle figurine Panini fatta dagli adolescenti in una stagione scolastica!
Allo stesso modo, ho conosciuto sedicenti project manager che non hanno mai lavorato alla stesura di un progetto! Posso anche capire che aspirare ad una comoda e prestigiosa collocazione professionale che si svolga entro le mura domestiche, davanti ad un pc, sia eccitante per alcuni, ma un po’ di buon senso sarebbe cosa buona e giusta.
In quanto allo specifico contenuto della tua domanda, sarebbe meraviglioso che si intuisse l’importanza del lavoro di squadra, cioè di un gruppo in cui ciascuno avesse le proprie competenze.
Se ne fa un gran parlare, ma nessuno vuole cedere spazi agli altri. Un blogger che abbia un chiaro scopo professionale, in qualità di web writer per esempio, non può solo nutrirsi di tools e plug-in, allo stesso modo in cui non può solo essere un eccellente parolaio.
[Tweet “Di fatto, psicologia, linguistica e #blogging sono tre discipline vincolate le une alle altre. @FscoMer”]
Le grandi aziende lo fanno e sono vincenti. I costi non c’entrano. La razionalizzazione del lavoro fa magie.
I social network non erano da soli la notte dell’omicidio… Diciamo pure che si tratta di un processo indiziario, però i social network non potrebbero sottrarsi all’accusa di associazione a delinquere finalizzata al vilipendio della lingua.
Per quanto mi riguarda, la situazione è più chiara di quanto si possa immaginare. Fino allo scorso decennio, chi giungeva al web aveva ancora, giocoforza, un’organizzazione intellettuale (…non dico una vera e propria preparazione), una certa disciplina scolastica, liceale, universitaria, quello che sia.
Da qualche anno, invece, il fenomeno dei wikistudenti s’è fatto patologico. In altri termini: s’è sviluppata una generazione che s’informa e si documenta esclusivamente attraverso i blog e i social network; la qual cosa è – a dir poco – pericolosa perché, complice la giovane età, vengono meno la capacità di selezione dei testi e degli argomenti, il credito scientifico delle informazioni e, da ultimo ma non per importanza, la costruzione degli atti linguistici! Di blog in blog, di conseguenza, c’è ormai un sottoinsieme culturale, la wikicultura.
Altra provocazione: se ti dico che per me il blog non è solo uno strumento, ma un linguaggio, che segue regole precise, cosa mi rispondi?
Ti rispondo dicendo che non vedo la provocazione. Sono d’accordo. È un linguaggio vero e proprio con precise regole. Per tale motivo, insisto nel dire che deve essere difeso dai millantatori.
È scientificamente accertato che più del 60% dei profili dei social network offre sorrisi, vite beate e brillanti capacità professionali di dispensatori di consigli sul “vivere meglio”, laddove sorrisi, vite beate e capacità professionali nascondono cialtroni squattrinati, depressi ed incolti (come racconta Riccardo Scandellari in questo post).
Io, mio malgrado, ho un cocente disagio economico, sono caduto in disgrazia! Forse non posso essere considerato un abile consigliere d’impresa? Mi sforzo di non costruirmi la cosiddetta second life e di limitare al massimo la frustrazione. In quanto al ruolo di consigliere d’impresa, ciò che più conta è l’autenticità del curriculum.
E inoltre, mi pare che una persona che abbia il coraggio di manifestare le proprie difficoltà sia più credibile di una che indossa un bell’abito ed è profumata, ma poi non fa il bidet o la doccia da dieci giorni.
Si vada a controllare il profilo di tutti i presunti guru del web (ATTENZIONE: presunti!), espressione che, già da sé, insinua il dubbio se collocare il soggetto come uno che non sa un cazzo o come un cervellone di Mountain View. Non si faccia di tutta l’erba un fascio!
Qual è il tuo approccio al mondo del blogging e come hai iniziato?
Io approccio il blogging allo stesso modo in cui approccio un buon libro, un allenamento, una battuta di pesca… In pratica, come una cosa che mi piace, mi entusiasma e che svolgo con elevata concentrazione!
Il mio ingresso nel mondo del blogging è stato graduale; ero molto guardingo, sospettoso e cauto a causa dell’enorme quantità di fantasmi che vi circolano. Considera che io scrissi a mano su carta la mia tesi di laurea per poi trascriverla sul vecchio Olivetti di mio padre!
Sulle prime, cioè qualche anno fa, iniziai a scrivere testi per siti aziendali e pagine Facebook, tenendomi ad una certa distanza dai blog, che mi limitavo a leggere. Poi, ebbi alcuni incarichi di lavoro all’estero, principalmente nel Maghreb , cosicché mi restava poco tempo da dedicare a nuove iniziative.
Il debutto nel blogging è recente; risale allo scorso anno, quando cominciai a scrivere su Prendi & Scappa, il mio primo blog. Trattavo argomenti di politica economica, una mia passioncella, ma mi resi subito conto che molti tra coloro che interagivano erano troppo aggressivi, agguerriti e sostenitori di complotti.
Non discuto neppure le loro ragioni, ma non mi gratificava quel tipo di interazione. Così, quattro mesi fa nacque Errori & Parole, che è naturalmente “sangue del mio sangue”.
Quali sono gli errori che registri più spesso negli altri blog?
La bocca mi si slarga in un sorriso. Per me ci sono delle risposte secche. Quando i blogger scrivono “bisogna metterci la faccia”… Non significa alcunché! Lo può dire chiunque. Quando i blogger scrivono “ci vogliono i contenuti”… Non significa alcunché! Lo può dire chiunque. Quando i blog scrivono “senza la positività il tuo blog non crescerà mai”… Non significa alcunché! Lo può dire chiunque. Quando i blogger scrivono “ci vogliono obiettivi misurabili”… Non significa alcunché! Lo può dire chiunque. L’elenco potrebbe diventare incommensurabile. Ecco gli errori registro più spesso: le forme vuote del linguaggio!
[Tweet “Credimi, preferisco gli errori grammaticali alle forme vuote! @FscoMer #blogging”]
Che ruolo ricopre la musica nella tua vita?
Diciamo che è un elemento tra gli elementi. Di certo, non può mancare. Non riesco neppure ad immaginare una vita senza la musica; non sono un fanatico, ma… Io mi alleno molto e non potrei farlo allo stesso modo senza il supporto della musica. Tra le altre cose, dacché ho accertato che mia figlia ne è appassionata, sto ancora più attento a suggerirle qualcosa s’interessante. Assegno il primato a Vecchioni; subito dopo c’è De Andrè, ma devo ammettere di essere abbastanza versatile. In questo periodo, per esempio, non faccio altro che ascoltare il rock degli anni cinquanta e sessanta. C’è stato il periodo del grande Jazz, come c’è stato quello della musica classica, in cui prevalgono Mozart e Rachmaninov.
Progetti futuri?
Dopo dieci anni di ricerche e studi, in due anni ho scritto un romanzo sulla vita di Cristo intitolato “Questo è il mio sangue. Romanzo paradossale sulla vita di Joshua Christòs”. Ho tratteggiato una figura alternativa. Sto lavorando ad alcune ipotesi di pubblicazione, anche se ne ho già rifiutate parecchie. Mi sto pure dedicando alla stesura di un trattato su linguaggio e comunicazione e… Poi, desideri più che progetti, almeno attualmente.
Innanzitutto, mi piacerebbe molto lavorare assieme ad un social media manager di buon livello, nell’ambito di un team di specialisti. In questo momento, sto osservando la scena e resto disponibile a valutare delle proposte.
Grazie mille Francesco, sono veramente contento di averti conosciuto, ed il merito è tutto di Paola Chiesa e di #adotta1blogger. Ti faccio un grosso in bocca al lupo per tutto!
Ti saluto come ho fatto con Gloria la scorsa settimana, con una dedica musicale. Visto che ami De Andrè e che ti occupi di linguaggio, secondo me questa è perfetta per te.
https://youtu.be/-FtuElQ4wBk
Con te ci vediamo lunedì; ti invito caldamente a consultare il blog di Francesco, una guida essenziale per chi vuole fare della scrittura un mestiere.