L’arte della semplicità

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Scrivere non è una cosa facile, ma per risultare efficaci bisogna essere chiari e lineari.

Questa mattina ho avuto una conversazione con i miei colleghi d’ufficio, una di quelle chiacchierate che caratterizzano l’arrivo in sede, prima di immergersi in scadenze e adempimenti vari. Si è parlato di Eduardo De Filippo, passione che accomuna tutti in azienda, e che a me sta particolarmente a cuore.

Tra una battuta e l’altra tratta dalla commedia “Uomo e galantuomo”, ho suggerito la visione dell’incipit di L’ Arte Della Commedia , facilmente reperibile anche su YouTube e che riporto di seguito.

In pochi minuti Eduardo riesce, con un’efficacia difficile da trovare in altri attori e drammaturghi, a raccontare cos’è il teatro nella sua essenza. Niente orpelli, scenografie magniloquenti e palcoscenici enormi, ma quattro stracci, qualche asse di legno dipinto alla buona e una pedana.

Quello che conta davvero è la narrazione, tutto il resto viene dopo.

Io sono un grande appassionato del teatro eduardiano e considero De Filippo il più grande attore e drammaturgo del ‘900, ma non intendo tediarvi con un post off topic su di lui.

Quello di cui voglio parlare oggi è l’importanza di scrivere con semplicità.

Il mio approccio alla scrittura risente della passione per il cinema, che si traduce nella costruzione di testi basati sull’impianto visivo, sulla successione degli eventi e sulla semplicità. Quando si scrive un soggetto cinematografico, che per chi non lo sapesse è la trama del film sotto forma di racconto breve, non ci si può dilungare in riflessioni e digressioni psicologiche, ma è necessario andare subito al dunque, spiegando di cosa stiamo parlando, chi sono i personaggi e come si evolvono dall’inizio alla fine della storia.

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[Tweet “Niente orpelli, flussi di coscienza alla Virginia Woolf, metafore e iperboli varie, solo i fatti.”]

Ecco, io sono fermamente convinto che un blogger non dovrebbe avere velleità letterarie, ma arrivare al punto nel modo più semplice ed efficace possibile, senza costringere il lettore, che ha poco tempo da dedicargli, a intraprendere un percorso tortuoso attraverso subordinate lunghissime e strutture sintattiche complesse. E soprattutto non dovrebbe mai ricorrere alla supercazzola, ovvero all’utilizzo di paroloni e termini tecnici, spesso usati in maniera scorretta e con il solo intento di apparire colti, competenti, esperti; questi testi finiscono col confondere il lettore e, alla fine della corsa, non ti dicono assolutamente niente.

Ne leggo molti ogni giorno di post che nel titolo e nella descrizione ti promettono il sole, poi, quando hai finito di leggerli, ti rendi conto di non aver visto nemmeno uno spiraglio di luce.

Ha ragione Eduardo, meglio incollarsi i baffi un po’ storti per dare allo spettatore la sensazione di autenticità, che essere perfetti e, ahimé, noiosi.

 

Francesco Ambrosino

Classe 1984, Digital Marketer specializzato in Gestione Blog Aziendali, Formazione Professionale, SEO Copywriting, Social Media Management e Web Writing. Membro di Open-Box e Comunicatica, co-creatore di Digitalklive

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